ARTE 

Lo stupore in versione Matthias Sieff 

Canazei, le sue sculture in mostra alla Galleria Tanart


di Giorgio Dal Bosco


CANAZEI. Disse Pablo Picasso: “...a quattordici anni dipingevo come Raffaello. Ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”. Mutatis mutandis, la celebre affermazione del grande pittore, può attagliarsi per un certo verso a Matthias Sieff del cui artista (fassano, 35 anni, laurea a Vienna in in arti applicate e professore di discipline plastiche a Pozza di Fassa) domenica 22 luglio alle ore 18 alla Galleria Tanart di Canazei in via Roma verrà inaugurata una personale.

Intendiamoci bene con il richiamo a Picasso. Non è che Matthias Sieff con le sue sculture (sono 13 quelle in esposizione alla mostra) scimmiotti la visione deformata picassiana della realtà. Scrive con penetrante critica Erminio Mazzucco: “Matthias realizza corpi che esprimono tanto una forza antica quanto una lingua futura; essi infatti possono interpretarsi sia come sculture egizie uscite dalla sabbia del deserto … sia come enigmatici personaggi di un altro spazio. Le figure umane, ...in forme potenti, roboanti ..in vigorose braccia protese in enormi mani che carpiscono l'infinito..”

Di Matthias c'è un'altra caratteristica che lo distingue da tanti altri colleghi, soprattutto fassani. Colora le sue sculture lignee con colori accesi che non hanno il mero compito estetico di completamento godibile per l'occhio del fruitore, ma sono una componente essenziale comunicativa del valore e del significato dell'opera.

Confessa l'artista: “Volevo andare oltre la tradizione dolomitica e così sono andato a Vienna la cui università ha contribuito a darmi la svolta che mi ero prefisso. Sono dunque arrivato a conquistare una plasticità tecnica senza smarrire il mio più profondo senso dell'arte e dunque della mia espressività.”

I suoi personaggi monolitici, toraci che sembrano scoppiare di potenza, gambe tozze su piedi sproporzionati, assenza talvolta di braccia, bocche enormi senza labbra che esprimono sete di ossigeno, colori improbabili ma che, come detto, anziché decorare l'opera, la materializzano, bene, tutto questo ha un significato che l'artista, lungi da cervellotiche spiegazioni, spiega: “I miei personaggi sono nati dalla mia fantasia e dai miei studi sull'anatomia. Esprimo così emozioni che nel fruitore generano diversi sentimenti: stupore, meraviglia, magari anche perplessità. Ma chi se ne importa. Le mie sculture non lasciano indifferenti, tutti le osservano e ciò mi dà grande soddisfazione”. In fondo, l'artista ha ragione. Se l'arte non emoziona non è arte.

Gli orari della mostra e quindi della galleria Tanart sono: (chiuso il lunedì) tutti i giorni dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16 alle 19,30. Fino al 31 agosto, inoltre, vi sarà un’ apertura serale dalle 20 alle 22.















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