Il signor Vladimir Dougan, l’alpinista silenzioso 

La storia di un protagonista dimenticato. Il gran lavoro di Fernetti e di 6 sezioni della Sat Oggi allo Spazio Alpino di Trento la serata-evento con il film e la presenza di Leviti e Faletti  


maddalena di tolla deflorian


trento. Alpinismo come esplorazione, come ricerca di intima, profonda simbiosi con la natura. Alpinismo con approccio etico. Non alpinismo, come oggi spesso è, come lavoro spettacolare spinto da marketing e autocelebrazioni.

Era questo il modo di andar per monti di Vladimir Dougan, accademico del Cai, che, nonostante la sua non-appariscenza, fu un grandissimo alpinista negli anni Venti e Trenta del Novecento. Era sloveno, di Trieste, e benché le sue imprese furono mirabili, Dougan oggi è quasi ignoto. Proprio perché tutto era tranne che un cantore del proprio io, dice chi lo ama, avendolo ri-scoperto. Forse anche perché alla modernità piace conoscere ego ipertrofici, soggetti prominenti, non attraversatori silenziosi di ambiti naturali e avventure.

Sei sezioni della Sat – impresa sociale altrettanto notevole – si sono unite per raccontarne vita e pensieri, questa sera venerdì 12 aprile alle 20.30 alle 20.30 nella saletta dello Spazio Alpino della Sat, in via Manci a Trento. L’evento sarà anche una riflessione sul tema ”L’alpinismo silenzioso, l’alpinismo mediatico. Sta cambiando il rapporto con la montagna nel 2019?”. Le sezioni che organizzano sono quelle di Caldonazzo, Borgo Valsugana, Centa San Nicolò, Civezzano, Levico, Pergine Valsugana, insieme al Cai delle Giulie di Trieste.

L’ispiratore appassionato di questo evento di cultura è Maurizio Fernetti, Guida di Media montagna triestino trapiantato da anni in Valsugana, a Levico. Questa sera si proietta nell’incontro il documentario “Domandando di Dougan” (2017) sulla vita dell’alpinista, curato da Giorgio Gregorio e Flavio Ghio. Il film ha ottenuto riconoscimenti importanti, prima di arrivare in Trentino. Intervengono oggi Giorgio Gregorio; alpinista, Istruttore nazionale CAI, giornalista, regista (numerosi riconoscimenti in rassegne di Film di montagna, un premio speciale al FilmFestival a Trento), Flavio Ghio; laureato in Filosofia, scrittore, alpinista (compagno di Enzo Cozzolino nella storica impresa dell’apertura invernale alla Via dei Fachiri); Matteo Faletti, alpinista trentino, Guida alpina, vicepresidente Collegio delle Guide Alpine Trentino; Aldo Leviti, alpinista, Guida alpina, Istruttore di Guide alpine, autore di testi tecnici per la montagna ed Alessandro Beber, noto giovane alpinista trentino, Guida alpina, divulgatore dell’alpinismo moderno.

C’è anche un piccolo intrigante caso, dietro le quinte: dopo l’uscita del film, un trentino anonimo, ha messo in vendita alla casa d’aste Bolaffi a Torino un plico con materiali inediti originali di Dougan e Kugy (suo maestro): diari, taccuini, foto. La collezione è stata acquistata “rocambolescamente” (spiegano gli organizzatori della serata) dal CAI SAG di Trieste e presentata di recente in una monografia.

Dougan, ma Dougan .. era diverso. Ignorando attrezzi e tecniche da poco introdotte, realizzò le sue imprese (spesso superando il Quinto grado e forse anche di più) con i mezzi e lo stile dei pionieri, ad esempio a piedi nudi per le placche lisce.

Grazie ai radicati rapporti col territorio, recuperò leggende altrimenti perdute e racconti di pericolosi itinerari noti solo ai bracconieri e dai fienaioli in alte regioni ritenute inesplorate(dai famosi alpinisti). Svolse una ricerca etnografica mai fatta né prima né dopo , per arrampicare. Nelle Alpi Giulie compiva ascensioni molto difficili, alcune mai ripetute, come la parete Nord del Ciuc di Vallisetta.

Morì nel 1955 “in povertà e dimenticato da tutti”. Oggi lo ricordiamo attraverso un’ impresa di approfondimento culturale nata dal volontariato, per pura passione civile.

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