Il ritorno delle principesse nel dipinto di Seisenegger 

Castello del Buonconsiglio. Terminato il lungo restauro di ciò che resta di un polittico profano La curatrice Lia Camerlengo: «Era l’omaggio di Bernardo Cles alla potenza asburgica»


MARIA VIVEROS


Trento. È nel pieno Rinascimento, per l’esattezza nella prima metà degli anni Trenta del Cinquecento, che il principe vescovo di Trento Bernardo Cles commissiona un ritratto della famiglia di Ferdinando d’Asburgo a Jakob Seisenegger, pittore di corte del sovrano, allora al culmine del suo percorso artistico. Il soggetto, legato alla tradizione iconografica d’Oltralpe, era destinato alla prima stanza dell’appartamento privato del presule. Si trattava di un “polittico profano” composto, come ci dicono le fonti, da quattro dipinti: oltre al ritratto del “gran Re dei Romani” Ferdinando, c’erano quelli della moglie Anna di Boemia e Ungheria, dei figli maschi, Massimiliano e Ferdinando, e uno delle “nobil figlie” della coppia, ovvero di Elisabetta, Anna, Maria, Maddalena e Caterina. Di questo omaggio alla potenza della famiglia asburgica, tassello fondamentale della strategia politica dell’immagine promossa da Bernardo Cles, l’unico scomparto rimastoci è il ritratto delle cinque bambine che, dopo un lungo restauro, risultato della collaborazione fra Castello del Buonconsiglio e Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia autonoma di Trento, è il focus della piccola ma preziosa mostra “Il ritorno delle principesse. Un dipinto di Jakob Seisenegger”, che verrà inaugurata oggi, venerdì 6, alle ore 17.30 presso il Castello del Buonconsiglio, dove sarà visitabile fino al prossimo 8 marzo.«I quattro dipinti, un vero e proprio manifesto politico, erano destinati ad aprire il percorso all’interno dell’appartamento privato di Bernardo Cles. In alcuni punti strategici di ogni porzione del Castello del Buonconsiglio, come per esempio gli ingressi, il principe vescovo aveva voluto, infatti, inserire delle immagini simboliche, come testimonianza della sua assoluta fedeltà alla dinastia regnante degli Asburgo», precisa la storica dell’arte Lia Camerlengo, curatrice della mostra insieme a Francesca de Gramatica, Alessandro Pasetti Medin e Francesca Raffaelli.

Quando nel XIX secolo il Castello del Buonconsiglio, trasformato in caserma asburgica, viene svuotato di tutti gli arredi, parte di questi, fra cui i ritratti di Seisenegger, rimane di proprietà dei vescovi di Trento, ormai deprivati della loro carica politica, ed è trasferita nella nuova sede del Palazzo Vescovile. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, tre dei quattro dipinti sono andati perduti; il “Ritratto delle figlie di Ferdinando d’Asburgo” verrà acquistato nel 1957 dall’allora Soprintendente Mario Guiotto per il Museo Nazionale di Trento, ed entrerà a far parte delle Collezioni del Castello del Buonconsiglio, ritornando così nella sua sede originaria. Unica opera in Italia di Jakob Seisenegger, è, come sottolinea nell’introduzione del catalogo della mostra la direttrice del Castello del Buonconsiglio, Laura Dal Prà, di “assoluta importanza sia storica, sia artistica, sia materica, nel contesto della committenza e della cultura quasi “cosmopolita” del principe vescovo Bernardo Cles”. Proprio tali aspetti di questo dipinto su tavola vengono messi a fuoco nelle due sezioni che compongono la mostra. «Abbiamo scelto di esporre il “Ritratto delle figlie di Ferdinando d’Asburgo” – spiega Lia Camerlengo – non nella sua ubicazione originaria, ma nella Sala delle Udienze, per la forte valenza “politica” che ha questo ambiente decorato ad affresco da Girolamo Romanino. L’artista bresciano qui ha realizzato, infatti, una magistrale sintesi della concezione del rapporto fra arte e politica nel pensiero del principe vescovo Bernardo Cles, con la galleria dei potenti della Casa asburgica, idealmente legati alle figure di imperatori romani che dominano la superficie della volta. Affiancare uomini illustri, dal portamento solenne, a delle piccole donne spinge a interrogarsi sul ruolo femminile nei giochi politici dell’epoca». Nella sezione allestita nell’attigua Stua delle Figure sono illustrate, attraverso una ricca documentazione fotografica e dal video della trentina Wasabi filmakers, le tappe salienti delle indagini scientifiche e del restauro di questo dipinto che ne completano e integrano gli studi di ordine storico-artistico.













Scuola & Ricerca

In primo piano