Il Festival inDanza chiude a Rovereto 

Musica e danza, binomio inscindibile. Stasera allo Zandonai L’Orchestra Settenovecento con la coreografa Cristina Kristal Rizzo


KATJA CASAGRANDA


Rovereto. Per l’ultimo appuntamento di InDanza Rovereto, organizzata dal Centro Culturale Santa Chiara, la rassegna si intreccia con il Festival SetteNovecento, in quanto la danza incontra l’esecuzione orchestrale live. In scena lo spettacolo, produzione significativa ed imponente commissionata da LAC/Lugano in scena e firmata dalla coreografa italiana Cristina Kristal Rizzo “VN Serenade”. La danza, che parla il linguaggio della danza post moderna, si intreccia all’esecuzione de “Verklarte Nacht” di Arnold Schonberg e Serenade op 48 di Tchaikovsky. Per l’occasione nella buca di Teatro Zandonai, questa sera alle ore 21 scende l’Orchestra Filarmonica SetteNovecento. La Notte trasfigurata di Arnold Schönberg nella versione del 1943 per orchestra d’archi e la Serenata in do maggiore per archi di Tchaikovsky sono fonte d’ispirazione per Cristina Kristal Rizzo, coreografa toscana che occupa un posto di rilievo nella scena contemporanea internazionale sin dagli anni Novanta. In VN Serenade, per la prima volta nel suo articolato percorso, Rizzo ricerca il rapporto più prossimo tra danza e musica colta con un nutrito gruppo di danzatori, emancipando le potenzialità espressive del corpo, l’eleganza del gesto, la reversibilità che intercorre nello spazio tra impulso e decisione, tra determinazione e imprevisto in cui l'umano si esperisce come puro potenziale. La serata è un dittico nel quale la dimensione coreografica si avvale di due diversi approcci alla forma, speculari nella generazione di un’esperienza estetica in cui lo spazio tra la realtà e l’apparenza, l’individuo e la collettività costituisce un rinnovato luogo di libertà per il sensibile. In “Verklarte Nacht”, che apre la serata, Rizzo articola una danza viscerale, in un susseguirsi di duetti in cui è l’istinto del corpo nell’ascolto musicale a prevalere sul concetto. È la partitura di Schönberg, che lo stesso autore nel 1950 definisce come “musica pura”, a condurre l’ interiorità, a far vibrare l’impersonale della danza come potenziale, come origine e materia di un senso a venire. Pezzo per dieci danzatori e la stessa Rizzo, questa “Verklarte Nacht” non fa riferimento drammaturgico alla lirica dello scrittore simbolista Richard Dehmel che sottende la partitura. La storia della donna che cammina con il suo uomo in una notte trasfigurata dalla luce della luna, intenta a comunicargli l’attesa di un figlio da un altro non si legge in questa nuova versione che invece punta a permeare i corpi con l’ascolto. La Serenade op.48 in do maggiore per archi di Tchaikovsky ha un archetipo ballettistico nella creazione di George Balanchine del 1934. Un balletto creato per gli studenti dell’American Ballet Theatre, poi divenuto pietra miliare del repertorio tanto da essere interpretato dal New York City Ballet. La creazione di Balanchine, pensata come una sorta di lezione di tecnica sul palcoscenico che prevede 28 danzatori in costumi blue davanti ad un fondale azzurro cielo, viene rivisitata da Rizzo: una sorta di remake ispirato e colto dell’originale in cui il movimento neoclassico si trasforma in forme di oggi nella costante citazione di linee e forme spaziali.













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