Gardè Tour, Danilo Sacco fa tappa a Mezzolombardo 

L’ex frontman dei Nomadi. Domani al Teatro San Pietro il concerto con il nuovo album «Sono canzoni militanti, un po’ perchè ho i miei anni e un po’ perchè sono figlio di Guccini»



Mezzolombardo. Fa tappa a Mezzolombardo il “Gardè Tour” di Danilo Sacco. L’ex voce dei Nomadi domani, mercoledì 10 aprile, sale sul palco di Teatro San Pietro alle ore 21 per presentare il suo ultimo lavoro, il terzo da solista, che arriva a quattro anni di distanza da Minoranza Rumorosa. Tredici brani che parlano di lotta quotidiana e di solidarietà Ne racconta l’autore in attesa di sentirlo dal vivo.

Un tour che ha già avuto un suo percorso, come si è evoluto il disco e quindi il live?

Ogni progetto è come un figlio che cresce e prende una sua dimensione, “Gardè” arriva dopo quattro anni perché alla mia età posso permettermi di fare le cose con calma e quindi quando ho qualcosa da dire e il momento era arrivato perché questo è un disco in cui credo. E le soddisfazioni arrivano anche quando ti accorgi che suonato è meglio che nella registrazione dove prediligi la tecnica ma non equivale mai alla potenza dell’energia che si sprigiona nei live.

Il feeling con il pubblico?

Importantissimo perché è la magia di un incontro. E poi, siamo in cinque sul palco, ed ogni brano ha un suo andamento con momenti di attesa, lenti e il potentissimo. Le canzoni sono poesie non recitazione monotono.

Una critica al rap?

Assolutamente no, penso che sia l’espressione di una parte del mondo di oggi, ma non è quello che faccio io. Al giorno d’oggi che un continuo sottofondo di rumore, e parlo anche di quelli che parlano sempre. È difficile trovare persone che sappiano ascoltare. È la società dell’urlare più forte, del commentare tutto e avere sempre opinioni. Invece va ritrovata la magia della connessione, del silenzio, della passeggiata nella natura, del cuore spegnendo quegli aggeggi infernali che ci bombardano di informazioni e rumori, e fake. Noi stessi siamo una fake.

La tecnologia che ci aliena?

Se non pubblichi non esisti e crea una società acritica che è pericolosa, terreno fertile e pericoloso per il futuro. La tecnologia è un mezzo fantastico per documentarsi, per andare in profondità, per accedere a informazioni, ma spesso si rimane in superficie e si diventa una massa malleabile. La cultura è l’arma più potente del pianeta ed è sotto attacco. Si ha perso l’amore per la lettura invece si deve leggere, anche usando la tecnologia, ma va salvaguardata la cultura che crea opinione e ragionamento. Mi fa paura il declino della società.

Parlando di Gardè?

Non poteva che contenere testi militanti. Per la mia età e perché sono un po’ figlio di Guccini. Mi sento cronista e racconto il mondo che ho intorno, nel bene e nel male. Viaggio molto per il bellissimo lavoro che faccio e vedo tanta Italia, un popolo grande e geniale che viene trasformato in acritico e debole. Chi esprime opinioni canta fuori dal coro. Invece si deve avere il coraggio di dire le cose come stanno. La musica ha il compito di veicolare messaggi. Io racconto storie che portano messaggi in cui credo, non c’è più lotta, domina la paura, eppure c’è molto per cui lottare, i tagli alla sanità, il lavoro, la sicurezza sul lavoro Sono convinto che le cose cambieranno perché siamo un grande popolo anche se la gente non vuole essere scomodata con messaggi o riflessioni.

Eppure il disco sta avendo successo.

Si, il mio è un pubblico trasversale e multigenerazionale, molti giovani. Spero che la connessione continui perché oggi essere rivoluzionari vuol dire essere normali e non avere paura.K.C.













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