E nelle scuole arrivano anche i #TwSposi

Capolavori in 140 battute: l’esperimento di TwLetteratura online e nelle scuole. E «Lucia» si confessa



TRENTO. Intanto nell’etereo mondo di twitter si moltiplicano gli esperimenti. E per fare incrociare i giovani con la letteratura tramite i nuovi social media, ecco nascere dei nuovi “Promessi sposi” di Manzoni. Si tratta della «twitteratura». #TwSposi è l’hashtag che permette di leggere i dialoghi che si muovono su twitter che coinvolgono anche gli studenti di molte scuole italiane nelle vicende di Renzo e Lucia. Anzi di @TwLuciaM e di @Tw_Renzo. Agli ideatori di #TwSposi abbiamo chiesto se la twitteratura è un modo per far resistere i capolavori al cambiamento, è un'anticipazione di metodi nuovi, o un'idea per ricreare interesse "temporaneo" fra gli studenti?

«La twitteratura è un metodo con il quale, adottando come medium un social network popolare e diffuso, consentiamo ai lettori di riappropriarsi dei testi: nostro obiettivo è promuovere la lettura, e con essa la conoscenza di quelli che riteniamo essere testi importanti per la letteratura italiana. L’uso di Twitter permette a chi partecipa di riscrivere il testo con citazioni, immedesimazioni, parodie, foto e video: un modo “leggero” di entrare dentro al testo. Chi partecipa si diverte ma allo stesso tempo approfondisce la sua conoscenza del testo: impossibile se non si conosce il testo di partenza. Crediamo di contribuire a far resistere i classici nel tempo».

Ma gli studenti si appassionano al tweet (a twitter) o preferiscono rimanere saldamente su Facebook?

»Pochi studenti usavano Twitter e, avvicinandosi a #TwSposi, si sono appassionati a Twitter e ci hanno confermato di averlo trovato divertente per fare lezione in un modo diverso dal solito. In #TwSposi, poi, poter dialogare con i personaggi del romanzo, come @TwLuciaM, ha rappresentato un valore aggiunto per appassionarli».

La sfida dei pochi caratteri contro il dispiegarsi d'un romanzo storico che significato ha?

«I pochi caratteri di Twitter sono da sempre una delle sfide alla base dei nostri giochi. Nel caso di #TwSposi ha assunto una valenza didattica, come confermato da molti professori: aiuta i ragazzi a sviluppare sinteticamente il proprio pensiero. Essendo poco lo spazio e molte le pagine da riscrivere, gli studenti imparano a selezionare ciò che reputano più rilevante».

E, oltre agli ideatori della twitteratura abbiamo contattato anche @TwLuciaM, che è un’insegnante toscana e che rivelerà la sua identità solo fra qualche giorno, altermine dell’esperimento.

Cara @TwLuciaM Come ci si cala nei panni di un personaggio così famoso rimanendo anonimi?

»Per me è stato subito avvincente perché mi è sembrata un'occasione in cui confluivano molte mie passioi: letteratura, teatro, social, la "twitteratura" e la scuola, che è anche il mio lavoro. Ho riletto il romanzo: mai prima di allora avrei pensato di "calarmi" in Lucia Mondella ma ho colto da adulta degli aspetti nuovi, e ho voluto mettermi in gioco. In accordo con Twitteratura non avrei "recitato" Lucia Mondella, ma una Lucia riscritta giorno per giorno con i lettori e gli studenti su Twitter, con la finalità di farla amare dal pubblico, cercando amorevolmente di togliere una patina di luoghi comuni e facendo emergere alcuni aspetti come la determinazione, la passione, l'ostinazione così moderni e soprattutto la sua umanità».

E' stato difficile?

Per me è stato molto "ludico" calarmi in Lucia e proporla sotto nuove vesti. Ho cercato di entrare nel personaggio, identificando i miei aspetti comuni, talvolta così intimi che di persona probabilmente non avrei avuto il coraggio di far emergere. Ed è stato altresì avvincente tentare di guardare il mondo con gli occhi di Lucia. La cosa più complessa è stata cercare di personalizzare Lucia senza tradirla, dissacrare il testo per arrivare alla sua essenza più vera ed originale».

Ha resistito alla tentazione di non dirlo a nessuno?

«Non ho resistito. Ai miei contatti più profondi su Twitter l'ho rivelato perchè alcuni si rapportavano con @TwLuciam non avendo compreso che fossi io, e mi sembrava di prenderli in giro. Un aspetto stimolante è stato passare in rassegna le persone con cui mi hanno scambiato: un gioco di specchi durato quattro mesi che mi ha fatto crescere molto come persona».

(p.m.)













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