Con «Milite ignoto» Perrotta ci racconta l’Italia unita in trincea 

Oggi a Rovereto la riflessione sulla prima guerra mondiale «Nel fango gli italiani si sono conosciuti per la prima volta»


di Katja Casagranda


ROVERETO. Torna la prosa di “Altre Tendenze”, la rassegna teatrale organizzata dal Centro Culturale Santa Chiara che indaga la produzione contemporanea. Nell’appuntamento di questa sera arriva uno dei protagonisti del teatro di narrazione, Mario Perrotta, che presenta il suo “Milite ignoto - Quindicidiciotto”. Lo spettacolo è ispirato al libro di Nicola Maranesi «Avanti sempre» e da «La Grande Guerra - I diari raccontano», progetto a cura di Pier Vittorio Buffa e dello stesso Maranesi per il gruppo editoriale L'Espresso e l’Archivio Diaristico Nazionale. L’appuntamento è alle ore 21 al Teatro Auditorium Fausto Melotti di Rovereto, con l’attore e drammaturgo pugliese che già ha firmato allestimenti di grande successo quali quelli sugli italiani emigrati in Belgio a lavorare in miniera o quello sui trentini nel primo conflitto mondiale. Finalista al Premio UBU 2015 quale migliore novità italiana o ricerca drammaturgica, lo spettacolo in scena oggi a Rovereto è il grido rabbioso e disperato di un soldato mandato a combattere sulle montagne. “Milite ignoto” vuole portare in scena il primo vero momento di unità nazionale, come lo stesso Perrotta spiega: «È nelle trincee di fango e sangue che gli italiani si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta: veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. Spaesamento acuito dalla babele di dialetti che risuonavano in quelle trincee... Ho provato a cucire insieme nella stessa frase quanti più dialetti potevo, cercando le parole che consentissero passaggi morbidi o fratture violente. Ne è venuta fuori una lingua nuova che ha regalato allo spettacolo un suono sconosciuto ma poggiato sulle viscere profonde del nostro paese. Ho scelto questo titolo, “Milite ignoto”, perché la prima guerra mondiale fu l'ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qualche valore anche nel suo agire solitario, mentre da quel conflitto in poi - anzi, già negli ultimi sviluppi dello stesso - il milite divenne, appunto, ignoto. E per ignoto ho voluto intendere "dimenticato": dimenticato in quanto essere umano che ha un nome e un cognome, una faccia e una voce. Nella prima guerra mondiale, gradatamente, anche il nemico diventa ignoto, perché non ci sono più campi di battaglia per i "corpo a corpo", dove guardare negli occhi chi sta per colpirti, ma ci sono trincee dalle quali partono proiettili e bombe anonime, senza un volto da maledire prima dell'ultimo respiro».

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