“100 marchi - Berlino 2019”, alle Gallerie di Piedicastello

trento. C'è chi i 100 marchi se li è bevuti tutti, chi ha programmato un viaggio sul Mare del Nord, chi ha portato i bambini allo Zoo e chi si è comprato l'agognato mangianastri. Sono solo alcuni...


Sandra Mattei


trento. C'è chi i 100 marchi se li è bevuti tutti, chi ha programmato un viaggio sul Mare del Nord, chi ha portato i bambini allo Zoo e chi si è comprato l'agognato mangianastri. Sono solo alcuni esempi dei ricordi fatti affiorare dalla svolta epocale della caduta del muro di Berlino, il 9 novembre del 1989, in chi l'ha vissuta. Ricordi e protagonisti raccontati ora, a trent'anni di distanza, in una mostra intitolata “100 marchi – Berlino 2019” ideata da Tommaso Bonaventura, fotografo romano, collaboratore di grandi testate, insieme alla storica dell'arte Elisa Del Re, che s'inaugura sabato 9 novembre, alle ore 11, alle Gallerie di Piedicastello. Quei 100 marchi che il governo federale regalava a chiunque dalla Ddr fosse andato ad Ovest, chiamati appunto Begrüssungsgeld (denaro di benvenuto) sono la chiave di volta per capire come è cambiata la vita dei cittadini della Berlino Est, che si sono trovati improvvisamente coinvolti nella Storia, con la “s” maiuscola, più o meno consapevolmente. Come chiunque ricorda dove si trovava quando è rimbalzata la notizia della caduta del muro di Berlino (propagatasi in serata al termine della conferenza stampa del Politbjuro, che nell'annunciare che i cittadini della Ddr potevano andare all'estero con un semplice documento di identità, alla domanda “da quando?” la risposta fu “da subito”), così gli intervistati ricordano come hanno speso quei 100 marchi. I due curatori hanno lavorato a Berlino per due anni, contattando decine di persone, ripercorrendo con loro quella fase storica e riflettendo su come è cambiata la loro vita. “Delle decine di persone ascoltate – racconta il fotografo Bonaventura – abbiamo scelto le storie più significative, con un campione di persone di diverse età, da chi era bambino ed oggi ha circa la mia età (50 anni, ndr.) a persone più anziane, oggi ottantenni. Quello che è emerso, al di là del ricordo vivido della somma spesa e dell'emozione vissuta per la caduta del muro, è che con quel muro è caduto un mondo. In primis, tutti hanno provato un senso di insicurezza, perché si sono trovati improvvisamente a dover affrontare il problema della gestione dei soldi, che prima era secondario perché nella Ddr casa, lavoro, sanità erano garantite. In secondo luogo, molti ci hanno confessato che il loro vissuto è stato rimosso, perché la riunificazione è stata talmente veloce, da non avere avuto il tempo di elaborarlo. Ne è derivato il senso di perdita di identità. L'obiettivo del progetto è stato creare uno spunto di riflessione con le persone che hanno dovuto cambiare radicalmente il loro modo di vivere, reinventandosi una nuova esistenza con nuovi codici e nuove regole, perché il modo di vestirsi, di relazionarsi, di consumare non è più stato lo stesso”. Nella mostra si possono vedere i ritratti di venti persone e ascoltare sei videointerviste e, a fianco dei ritratti, seguire i luoghi per loro significativi, negli scatti di Bonaventura. “Attraverso i loro ricordi, - spiega - ho fotografato i luoghi, come li hanno rivissuti oggi. Per esempio, Christiane, ingegnere che lavorava per lo Stato, quando va nella Berlino Est rivede tuttora, sempre, il muro nel punto dove si trovava il suo ufficio. Mentre con Andreas di Dresda, che tentò di scappare nuotando attraverso il fiume al confine tra la Germania e la Polonia, siamo tornati lì, dove non era più stato. Quello che mi è sembrato più significativo, è che il loro vissuto li ha indotti a riflessioni profonde e mai banali”. Eccone alcune. Christiane afferma: “Penso che la società di oggi non è quella per cui abbiamo lottato e che la Storia ci ha dato delle occasioni che non abbiamo colto”. Mentre Erik, che lavora per una Onlus in Afghanistan, spiega che ha sentito la necessità di vivere con le persone che devono confrontarsi con l'insicurezza quotidiana, perché anche lui ha dovuto cambiare vita in modo repentino. Ed ancora, Mathias commenta: “La mia generazione ha perso l'ultima chance di avere degli ideali”. Un viaggio, in definitiva, nelle storie individuali di chi ha vissuto la grande storia che ha cambiato gli assetti politici non solo europei, ma anche mondiali con la fine della guerra fredda, e nei luoghi significativi della Berlino del “prima” (quella che è rimasta nelle menti dei protagonisti, ma che non c'è più) e del “dopo”. Con una consapevolezza, come ha affermato qualcuno, che per loro è stato come vivere una migrazione dal proprio Paese, senza muoversi. La mostra “100 marchi – Berlino 2019” è stata realizzata da Fondazione Museo Storico del Trentino, Archivio Storico Istituto Luce,Centro Italiano per la Fotografia di Torino, Museo del Risparmio di Torino.













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