MOCHENI

Si rinnova il rito mocheno di S. Romedio 

Nella chiesetta di Roveda dedicata al santo dell’orso si è celebrata la messa. Poi la festa con gli immancabili “kropfen”
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di Roberto Gerola


FRASSILONGO. Annuale appuntamento per la popolazione di Roveda – Oachlait, ma anche di Frassilongo- Garait e Kamaovrunt, nella chiesa dedicata a San Romedio. Il piccolo edificio che sorge su una roccia è l’unico in tutto il Trentino ad essere ufficialmente una parrocchia dedicata al santo dell’orso. Si trova a poco più di mille metri d’altezza, lungo una stradina impervia con a fianco alcune abitazioni (in parte vuote).

Come da tradizione la ricorrenza si è trasformata in una festa di popolo dove protagonisti sono stati la popolazione e le associazioni di volontari, gli amministratori pubblici, e naturalmente il parroco don Daniele Laghi con il diacono Rino Bertoldi . Non è mancato il momento solenne con il rito religioso che ha visto la presenza dei coscritti (i nati nel 2000) con il “kronz” in testa e degli alpini guidati da Walter Eccel che anno dopo anno, con le rispettive iniziative e opere di volontariato, insieme all’associazione Avark e ai pompieri, collaborano alla gestione della chiesa di Roveda (e di Frassilongo) e del sindaco Bruno Groff. La santa messa che ha visto esposto un’antica riproduzione incorniciata di San Romedio si è conclusa con il bacio della reliquia e il ringraziamento di don Daniele a quanti appunto aiutano la chiesa, ricordando anche la preziosa opera della sagrestana. Al termine, in uno slargo poco distante, alpini e pompieri avevano preparato un ristoro al quale hanno collaborato le famiglie della zona portando, dolci ed altri prodotti alimentari tipici e fra questi sono comparsi anche i “Kropfen” di Roveda che seguono una ricetta tutta particolare, unica per la verità, in quanto sono una sorta di “gnocchi” ripieni di riso e (marmellata o zucchero) che vengono confezionati per la sagra.

Una ricorrenza molto sentita dalla popolazione locale in quanto la chiesa ha una vetrata donata nel 1800 da un loro compaesano emigrato in Baviera. Si tratta di tale Leo Eichleiter (che in tedesco significa proveniente da Roveda, nome che in mocheno viene tradotto in “Oachlait”). Questo emigrato divenne “mastro vetraio” e pittore su vetro: un personaggio benvoluto e stimato, tanto che per 30 anni (dal 1887 al 1917) ricoprì la carica di capo comune nel paese dove risiedeva. Nel 1912 per ricordare le proprie origini, l’uomo donò la vetrata.













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