«Lascito Pasqualini, la Provincia indaghi» 

Castello Tesino, dura interrogazione del consigliere leghista Savoi sulle scelte di investimento dell’Apsp “Suor Agnese”


di Paolo Morando


CASTELLO TESINO. Con una fittissima interrogazione, che riprende parola per parola diversi articoli del Trentino, il consigliere provinciale e presidente della Lega Nord Alessandro Savoi porta all’attenzione della giunta il caso dell’Apsp “Suor Agnese”, con particolare attenzione alla controversa questione del lascito Pasqualini. E lo fa con una serie di domande che sollecitano la Provincia a indagare a fondo. Chiede infatti Savoi «se corrisponda al vero che i fondi del lascito Pasqualini, dopo essere stati smobilizzati gli investimenti, sono ancora depositati presso la Cassa Rurale Valsugana e Tesino senza altri investimenti; quale responsabilità sia in capo al presidente del cda per aver operato in tal senso; se sia ipotizzabile un danno economico all’Apsp causato dalla mala gestione del patrimonio da parte del consiglio d’amministrazione uscente e quali azioni possa intraprendere la Provincia in merito; perché il sito ufficiale dell’Apsp non riporta tutti verbali e le delibere del consiglio d’amministrazione, i decreti del presidente nonché i bilanci (si chiede copia di tutta la documentazione indicata dal 2013); perché, dopo la gara europea per la gestione del patrimonio, questo non sia poi stato dato in gestione al vincitore della gara».

Savoi fa riferimento in particolare all’articolo pubblicato domenica scorsa in questa pagina, in cui si dava appunto conto della rendita pressoché irrisoria di cui gode l’Apsp “Suor Agnese” da quando, tra fine 2013 e inizio 2014, sono stati venduti i Btp ad alto tasso e lunga scadenza in cui erano stati investiti in circa 12 milioni di euro del lascito Pasqualini. Da allora l’intera somma giace infatti immobilizzata su un conto corrente, benché nel frattempo sia stata bandita una gara europea per la gestione professionale del patrimonio, gara espletata con vincitore individuato dalla stessa Apsp ancora alla fine del 2015 nella Epsilon sgr di Milano del gruppo Intesa San Paolo, cui però l’incarico non è poi mai stato conferito. Tutto questo mentre proprio in questi giorni il sindaco di Castello Tesino Ivan Boso sta procedendo alla designazione dei nuovi amministratori dell’Apsp: l’attuale cda, responsabile delle scelte d’investimento relative al lascito Pasqualini, che quando consisteva in Btp fruttava in comode cedole semestrali circa 420 mila euro l’anno, con in più alla scadenza la garanzia di restituzione del valore d’acquisto, è infatti giunto a fine mandato.

Nell’interrogazione Savoi si occupa anche delle scelte per il futuro consiglio d’amministrazione dell’Apsp “Suor Agnese”: oltre a voler conoscere «la situazione finanziaria attuale dell’Apsp come indicato nel rendiconto 2017» (quesito che la dice lunga sui dubbi del consigliere provinciale della Lega), chiede infatti anche perché siano stati riaperti i termini per la presentazione delle candidature per il nuovo cda e quante e quali domande siano arrivate tra il 13 e il 22 giugno scorso». Savoi sembra insomma sospettare che le domande di rinomina presentate da 2 dei 5 componenti del cda in scadenza (notizia anche questa riportata domenica scorsa dal Trentino) siano arrivate proprio grazie a questa provvidenziale riapertura dei termini. Infine, ultima domanda dell’interrogazione, «se corrisponda al vero il mancato rispetto da parte dell’Apsp dei requisiti minimi di personale socio-sanitario e quali conseguenze avrebbe il fatto»: una richiesta quest’ultima all’apparenza slegata dalla vicenda del lascito Pasqualini, ma che in realtà - se fosse confermato quanto afferma il consigliere provinciale - potrebbe essere diretta conseguenza delle scelte d’investimento operate in questi anni dagli amministratori dell’Apsp di Castello Tesino.

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