L’arte classica e l’ironia delle foto 

Borgo, il fotografo Giuliano Cappello ha realizzato il progetto “Ieratico” rivisitando 5 statue e 12 dipinti


di Marika Caumo


BORGO. Riprodurre in chiave moderna le opere d'arte classiche. In uno scatto, con un tocco di ironia. E' il nuovo progetto del fotografo borghesano Giuliano Cappello. Il nome del progetto? Ieratico, ovvero «lo sguardo o l'atteggiamento austero che da un senso grave e solenne all'opera», ci spiega.

L'idea nasce circa 7-8 mesi fa. «Quando suonavo, il modo più rapido per imparare trucchi e accorgimenti era fare le cover, le cose degli altri. La stessa cosa vale per la fotografia. Ogni volta che devo fare un ritratto, la difficoltà maggiore è trovare la luce e l'angolazione giusta, così mi sono detto: cosa faccio? Copio». Fonte di ispirazione da cui carpire tecniche e segreti sono le opere, quadri e statue, prevalentemente del periodo classico e neoclassico. «Erano maestri all'epoca nell'uso della luce, come va a colpire i corpi. Spesso usavano più fonti di luce, con diversa intensità. Inoltre c'è stata una maggior ricerca sulla figura umana, si studiano i dettagli, la profondità», spiega Cappello. Ne fa un paio, poi si confronta con un amico, l'artista di Borgo Dido Fontana e decide di proseguire su questa strada, creando una serie di scatti. Immagini di quadri e sculture di artisti famosi. «Il gioco sta lì, prendere opere conosciute, che tutti hanno visto almeno una volta, e riproporle in una nuova chiave, che non è la stessa per tutte- spiega- Ci metto un pizzico di ironia, vedo cosa comunica, cosa riesco a vedere oltre». Ecco dunque che il Laocoonte che lotta contro il serpente diventa un giardiniere che deve districarsi dalla pompa dell'acqua. «Non una copia identica dunque, a me piace riproporre. Questo è diventato il filo conduttore di tutte le fotografie del progetto», aggiunge. A consigliarlo, con delle dritte sui segreti delle opere e degli autori a cui si ispira, anche l' esperta d'arte Laura Rabottini, curatrice di una precedente mostra di Cappello. «Dettagli che poi io riporto nelle foto», aggiunge. Dall'autoritratto di Artemisia Lomi Gentileschi alla Conversione di Saulo (San Paolo) di Caravaggio, da Amore e Psiche del Canova alla Crocifissione di Rubens, Cappello studia gli accorgimenti utilizzati per le luci, riporta i dettagli fondamentali per chi conosce l'opera e poi la rivisita, adattandola all'epoca attuale. «Ma niente Gioconde o David, quelle sono già state proposte e riproposte in tutte le salse, si va a perdere l'originalità della foto, sarebbe una rivisitazione tra tante».

Nell'analizzare quadri e statue si imbatte anche in anomalie, come la posizione del Mosè, che si è rivelata del tutto innaturale una volta tentato di riprodurla. «Senza drappeggi non sarebbe possibile: con la fotografia ci si rende conto che molte pose sono falsate, come l'incrocio delle gambe nei crocifissi», spiega. I protagonisti degli scatti? Sono amici o amici di amici. Al momento Ieratico si compone di 12 scatti, rivisitazione di 5 statue e 7 dipinti. In programma ce ne sono ancora un paio, anche se il progetto non potrebbe avere una sua conclusione visto che le fonti di ispirazione sono molte. In mente anche qualche figura sacra. «Alcuni artisti usavano le prostitute come attori per i propri quadri, in particolare per i nudi ma anche perché non avevano molti soldi, e questa era la soluzione. L'azzardo sarebbe una Madonna, vestendola da prostituta, che poi non ci si discosterebbe molto dalla realtà di come era stato realizzato il quadro, perché allora era così, venivano utilizzate anche nei sacri» . Ed ora? «Quando arrivo a 15 fermo il progetto e penso all'esposizione. Sto cercando la location giusta, ma per questo devo affidarmi ad altri. Chi è interessato si faccia avanti». Le chiavi di lettura della mostra? «Diverse, dal tema della donna a quello delle fake news, perché la foto è l'allegoria della realtà, un falso dell'originale. Ci sono persone che riconoscono un’opera guardando la copia, perché l'originale non lo conoscono», conclude.













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