Violentata dal branco a Maso Ginocchio 

Una nigeriana è stata attirata in un luogo isolato da tre connazionali richiedenti asilo che l’hanno minacciata e stuprata


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Prima hanno cercato di fare gli amiconi, l’hanno messa a suo agio scherzando e facendola ridere. Poi l’hanno violentata a turno nel parco di Maso Ginocchio, quello che si affaccia su via Giusti.

Erano in tre, tutti e tre di nazionalità nigeriana, tutti e tre in Italia come richiedenti asilo. Uno di loro si è visto già respingere la richiesta di asilo politico e ha fatto ricorso. Per questo è residente in un alloggio privato, per conto suo. Gli altri due, invece, sono ospiti delle residenze del progetto di accoglienza della Provincia, uno alle ex caserme di via Fersina e uno all’ex Motel Agip di via Brennero. Adesso sono tutti e tre ospiti del carcere di Spini di Gardolo. Arrestati dagli uomini della squadra mobile della polizia per violenza sessuale e rapina, su ordinanza di custodia cautelare della gip Claudia Miori richiesta dal pm Davide Ognibene. Si tratta di tre giovani, Emmanuel Social Ehimamigho, 27 anni, Kenneth Igbbinosa Obasyi, 22 anni, e Osaro Kelvin Osaignovo, 19 anni. I fatti risalgono alle serata del 24 novembre. Vittima della violenza sessuale e della rapina una donna, nigeriana anch’essa, residente a Verona.

La donna era salita a Trento per salutare degli amici. Era entrata al bar Dany dove era in corso una festa. Lì aveva incontrato il più giovane dei tre, Osaignovo, che le aveva fatto la corte in passato e che lei aveva respinto. Il giovanotto quella sera aveva fatto il gentile con la donna. Le aveva offerto da bere e aveva scherzato con lei. Le aveva presentato gli amici ed era stato carino per tutta la serata. Ma aveva già in mente di vendicarsi dello sgarro subito. Forse voleva far pagare a quella donna il suo no. Così, insieme ai suoi due amici, l’ha attirata fuori dal locale con una scusa. I quattro sono andati nel vicino parco di Maso Ginocchio e qui gli amiconi si sono trasformati in orchi. Uno di loro ha raccolto da terra il collo di una bottiglia rotta e ha minacciato la donna. Un altro, quello che lei aveva respinto, si è messo a fare da palo. Il terzo ha tirato fuori i profilattici e li ha distribuiti agli altri orchi. Il tutto con automatismi tali che fanno sospettare alla polizia che questa non fosse la prima volta. Proprio le modalità d’azione inducono, invece a pensare che ci siano stati altri casi di violenze di gruppo. E per questo il dirigente della squadra mobile Salvatore Ascione invita eventuali altre vittime a farsi avanti, ad avere lo stesso coraggio che ha avuto la donna nigeriana che, subito dopo essere stata stuprata, è corsa dalla polizia. Il branco l’aveva umiliata e poi era scappato portandosi via la sua borsetta con dentro pochi spiccioli e il telefono cellulare. Per questo sono accusati anche di rapina. La donna è andata alla polizia e poi è stata visitata in ospedale.

La visita ha confermato la violenza. Non solo, gli agenti che sono andati subito nel parco hanno ritrovato il collo di bottiglia usato per minacciare la donna e anche i profilattici usati durante la violenza. Un atto ancora più odioso perché commesso nella convinzione che la vittima non avrebbe mai avuto il coraggio di denunciarli. Ma i tre orchi non avevano fatto i conti con il coraggio di quella donna e anche con la reazione della comunità nigeriana che è rimasta colpita da questa violenza animalesca e li ha subito isolati.

I tre avevano avvertito il gelo dei connazionali e stavano preparando la fuga in Francia. Per questo il pm Ognibene ha chiesto, e ottenuto, la misura cautelare della custodia in carcere. Nel frattempo, la Provincia ha espulso dal programma di accoglienza anche i due richiedenti asilo ancora ospiti delle sue strutture.













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