Vertice sul Brennero, strappo con il Tirolo 

Dopo il no, il presidente Rossi ha tolto la firma dal protocollo aggiuntivo Duro il ministro Toninelli: «Non accetteremo blocchi unilaterali del traffico»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Alla fine, Arno Kompatscher era tirato come una corda di violino. Una interminabile clausura, prolungatasi almeno tre ore oltre il protocollo, non ha evitato che il Tirolo rompesse l'asse euroregionale e togliesse la sua firma dal “memorandum” sul Brennero. Inutile un estremo tentativo di mediazione di Bolzano intorno a un "protocollo aggiuntivo" contenente misure più drastiche: Innsbruck resta fuori. Abbarbicato ai suoi 100 chilometri di attraversamento, stretto com'è geograficamente tra le due più grandi potenze manifatturiere d'Europa, Italia e Germania, le quali non intendono farsi ricattare da un "Ghino di Tacco" che chiede di far pagare i suoi (presunti) diritti di passo. Il Tirolo austriaco insiste, infatti, sul “numero chiuso per tir”. Al confine di Kufstein, nelle giornate di bollino nero, l'Austria fa entrare dalla Germania solo 300 tir all'ora, causando lunghe code in Baviera. Durissima la reazione di Roma: «Non sono accettabili blocchi unilaterali al traffico che danneggiano sia l'ambiente sul versante italiano sia i fatturati delle nostre imprese» ha tuonato il neoministro Danilo Toninelli. Non presente in corpo a Bolzano ma molto in spirito e soprattutto in sostanza di finanziamenti assicurati senza se e senza ma al tunnel e alle sue tratte d'accesso. Dunque, alla fine, all'atto delle firme congiunte, una bandiera è stata tolta. Anche se ne restavano molte altre e cioè quella italiana (non c'era il ministro Toninelli ma il direttore generale delle Infrastrutture, Enrico Puija), la tedesca (col sottosegretario Steffen Bilger), l'austriaca (il ministro dei Trasporti Norbert Hofer), la veneta (l'assessora regionale Elisa Di Berti), la bavarese (Ilse Aigner) ,e infine la trentina (Ugo Rossi) e l'altoatesina. Con in mezzo il commissario europeo Pat Cox, gran tessitore di intese complesse sull'asse di attraversamento veloce Scandinavia-Mediterraneo, di cui il Brennero è lo snodo decisivo. Dunque il "memorandum" resta, pur senza i cugini tirolesi. Ed è comunque "una pietra miliare" (parole di Kompatscher) perché Italia, Germania e Austria, cioè tre stati, si sono detti d'accordo sui punti salienti di quel ripido compromesso che sta tra la difesa dei traffici e quella dell'aria: 1) la correttezza della prospettiva di introdurre una “tariffa di corridoio” e 2) lo spostamento del traffico dalla gomma alla rotaia. Su quest'ultimo punto è stato decisivo l'intervento italiano. Danilo Toninelli, neo ministro pentastallato alle Infrastrutture, di cui si temevano le posizioni anti Tav e che invece, ha assicurato i finanziamenti alle tratte d'accesso dell'Eurotunnel e, di conseguenza, all'alta velocità e all'alta capacità in territorio italiano sull'asse del Brennero da Verona al confine. La ragione? «I nostri impegni sull'asse rappresentano una sfida fondamentale per connettere le aree d'Europa considerando che il 70% dell'import-export italiano passa per l'arco alpino».

Fatto salvo, in sostanza, l'accordo strategico tra Roma, Berlino e Vienna, l'assenza della firma congiunta da parte del Land Tirolo toglie qualsiasi orizzonte di soluzione tattica, e dunque nell'immediato, all'emergenza traffico in autostrada. Perché in questo modo Innsbruck si tiene la mani libere per i suoi blocchi repentini del traffico pesante che trasformano l'A22 nel più grande parcheggio di Tir d'Europa. Ci ha provato a sciogliere i nodi Kompatscher ma il suo collega Günther Platter è stato rigido: per lui il memorandum conteneva solo misure teoriche e di prospettiva e nulla di pratico e subito applicabile.

IL PROTOCOLLO AGGIUNTIVO. Ed ecco balenare l'ipotesi di un protocollo aggiuntivo per sciogliere le riserve tirolesi. Con dentro, nell'ordine: l'innalzamento delle tariffe per le merci, la tariffa unica di corridoio per i carburanti, il divieto di transito sulla statale del Brennero e le merci su rotaia. Niente: Platter ha firmato questa "aggiunta", sottoscritta anche da Bolzano e Vienna, ma non il protocollo principale. Col risultato che Trento, la quale prima aveva assicurato di firmarla, ha tolto il suo assenso: «E stato inevitabile - ha spiegato il governatore Ugo Rossi - perché un protocollo aggiuntivo con noi, Bolzano e Innsbruck aveva senso se Platter avesse poi firmato, con in mano questa ulteriore assicurazione di impegni sul campo, anche il protocollo principale. Non firmando i tirolesi il memorandum generale con tutti noi, era chiaro non avesse più senso l'aggiuntivo. Ci è parsa una provocazione. Dunque noi ci siamo sfilati». Il Tirolo in un colpo solo ha dunque fatto saltare il banco, sia a livello internazionale che sul tavolo euroregionale. Kompatscher incassa comunque un risultato politico: aver radunato a Bolzano, sotto la sua regia, tre dicasteri nazionali e quasi tutte le regioni alpine, Baviera e Veneto incluse e aver ottenuto una firma su un doppio binario, quello dei finanziamenti al passaggio dalla gomma alla rotaia ma pure un sì alle tariffe di corridoio. «Vogliamo impedire il traffico deviato, quelle scelte dei mezzi pesanti di fare il tragitto più lungo solo perché da noi ci sono tariffe più basse» ha spiegato. Perché, al di là delle rigidità tirolesi, il tema è cosa fare dei 2,2 milioni di Tir che piovono qui ogni anno in una percentuale che sale del 14% ogni dodici mesi. E forse non basterà attendere il 2027 (data in cui si presume sarà in pari il traffico tra gomma e rotaia) perché, nel frattempo, i mezzi in transito saranno certamente aumentati. ©RIPRODUZIONE RISERVATA















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