Vendesi e affittasi: così Roveretodà il suo triste benvenuto

La città del Mart, della Campana e dell'Ossario è piena di cartelli che sono il sintomo di una crisi, affissi da mesi lungo le strade e sui capannoni. Fallito il modello dei centri commerciali?


Paolo Mantovan


Rovereto la riconosci dalla Campana, dall’Ossario e, quando ti ci sei infilato fin dentro la cupola, anche dal Mart. Ma se arrivi dall’autostrada il benvenuto lo ricevi dai manifesti giganti issati su palazzoni e capannoni. C’è scritto «Vendesi» oppure «Affittasi»: sembra una periferia veneta, di quelle che fanno i conti con la crisi di un’epoca oltre che con la crisi dell’economia. Tutto questo capita a Rovereto Sud e a Rovereto Nord. E poi dentro, e dentro ancora.
Èquasi scioccante, se non fosse che Rovereto la conosci come le tue tasche. Ritornando in autostrada, ti avvii all’uscita Rovereto Nord e quando sei allo svincolo vedi, a caratteri cubitali, l’avviso «vendesi» e il numero di telefono su di una palazzina-capannone, quelle con deposito e uffici di segreteria, 2500 metri di superficie. Il cartello è lì da quasi due mesi. Certo, capita, il mondo è così, un giorno apri e l’altro chiudi. E un cartello da solo non fa crisi. A fianco ecco un altro capannone. È utilizzato nel seminterrato, c’è un ingrosso pneumatici. Di sopra, i fantasmi.
Se, scendendo ancora, cerchi di riprendere l’autostrada a Rovereto Sud, ecco che ti imbatti in un nuovo cartellone gigante, di quelli che ti chiedono: «Guardami».
Il messaggio in bella evidenza è «Vendesi spazi commerciali». Caspita, sono mesi, anzi più di un anno che il cartellone è issato a guardia del «NeroCubo». Per carità, affari, commercio: mica tutto fila liscio subito. In effetti la grande realizzazione in bocca all’autostrada adesso è anche un po’ popolata: l’ala sud, con bar, ristorante, sportello bancario, e un po’ di uffici, c’ha pure un cestino esterno pieno di rifiuti di carta. Segno che è vivo. Qualcuno parcheggia, qualcun altro esce con un drink e telefona. Ma ti sposti dieci metri lungo l’estesissima facciata e ci sono altri cartelli esposti: «600 metri quadri: vendesi». La scala A e la scala B hanno i campanelli ancora intonsi, senza nomi.
A ben vedere, però, non bastano un capannone e un super Cubo per dire che c’è crisi. Ma se da Rovereto Sud ti riavvii verso la città, passi davanti al Millennium Service: ci ha messo una vita a prendere il volo e ancora c’è un cartello «affittasi» impigliato nell’insegna.
Su, ancor più su. Al Leno Center è un viavai continuo: c’è il Cdm, ragazzi che imparano a danzare e a suonare. E le Sorelle Ramonda la fanno da «padrone». Ma lì, al piano terra, al posto del Brico, che se n’è andato quattro anni fa per insediarsi al Millennium Center, dietro le vetrate non si vede nulla: è tutto vuoto. Tranne una scritta: «Vendesi».
E poi è storia degli ultimi mesi: davanti alla stazione dei treni arriva l’Orvea, il supermercato che ha fatto la storia degli anni Settanta a Rovereto. E difatti il suo punto vendita in corso Rosmini va ancora bene. Lì, davanti alla stazione dei treni non c’è modo di parcheggiare, non si capisce come andare a fare la spesa, c’è la rotatoria più trafficata della Vallagarina, come si può essere invitati a prendere pane, latte, prosciutto e surgelati?
E adesso l’Orvea non c’è più. Al suo posto un cartello: affittasi.
Vedete, cari lettori, se solo vi strofinate un po’ gli occhi vi accorgete che non vi trovate in un incubo. La città va avanti, il centro storico si è risollevato alla grande (via Fontana solo cinque anni fa sembrava stesse morendo) ma appena fuori dal centro e nelle zone commercial-industriali, quelle dove i centri commerciali dovevano dettar legge, c’è qualcosa che non funziona più. È un peccato venire accolti da una Rovereto un po’ veneta e un po’ in crisi. Forse val la pena domandarsi se non ci sia da rivedere qualcosa. Affittasi pensiero utile.

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