Va a ruba lo spumante Ferrari «in saldo»

Al Coop Superstore di via Degasperi, Brut in vendita a 8,90 euro, con il 34% di sconto. I clienti gradiscono, il produttore no


di Luca Marognoli


TRENTO. Uno sconto da record: il 34%. Al Coop Supersore di via Degasperi il Ferrari Brut era in vendita - fino a ieri - a 8 euro e 90 centesimi, contro i 13 e 56 del prezzo di listino. La mossa di marketing sembra essere piaciuta ai clienti: la parte di scaffale dedicata a Ferrari era vuoto, a differenza di quella occupata dalla concorrenza. In realtà le bollicine dei Lunelli non erano esaurite: a qualche metro di distanza c’erano, accatastate, altre 23 casse da 6 bottiglie più 5 sfuse. «Il Brut l’abbiamo in offerta da un paio di settimane», dice un’addetta alla vendita. «Oggi è l’ultimo giorno». Per la cronaca, il Giulio Ferrari, top di gamma della casa, si trovava a 70 euro, senza ribassi segnalati dal cartello, e il competitor Rotari a 7,41, solo 1 euro e mezzo meno del Brut.

Felici i consumatori, un po’ meno il produttore. «Coop è un nostro partner e ci ha dato una visibilità ed esposizione eccellente», commenta Matteo Lunelli, presidente delle Cantine Ferrari. «Un taglio prezzo così aggressivo però non lo riteniamo corretto nel lungo periodo. Probabilmente questo Natale i consumi sono così depressi che le insegne hanno estremo bisogno di attirare i consumatori. Sono iniziative però che Coop prende in modo autonomo: noi abbiamo sempre raccomandato cautela. I nostri clienti Horeca (hotel, ristoranti e caffè) pagano molto di più...».

Lunelli vede un rischio concreto: «C’è un beneficio di breve periodo perché uno vende, ma questo non è positivo per il sistema. Putroppo noi non ci possiamo fare granché. Anni fa c'erano già le offerte, ma meno aggressive e non sulle marche leader: oggi riguardano proprio queste ultime perché i clienti le vogliono e a buon prezzo. Sono i classici prodotti civetta. Il terrore è di finire in una spirale simile a quella che ha coinvolto i panettoni, venduti oggi a prezzi incompatibili con i costi di produzione. In più quelli sono stagionali: il nostro vuole essere un prodotto per tutto l'anno, non solo da celebrazione, ma da pasto. E il pericolo è che quando il prezzo tornerà a 13,56 euro il cliente non sia più stimolato a comprarlo».

Una cosa è certa: i supermercati non ci guadagnano. «É una vendita in perdita, rinunciano ai margini. La grande distribuzione ha diversi modi di attirare clienti: fare pubblicità o investire in offerte per richiamarli. Sotto i 12 euro parliamo di un prezzo non in linea con quello che è il posizionamento corretto del Ferrari Brut. Chi lo acquista fa un affare, ma Ferrari vuole essere un prodotto di eccellenza: si tratta di vini che hanno oltre due anni di affinamento sui lieviti e quasi tre dalla vendemmia all'arrivo sul mercato; inoltre la nostra è un’agricoltura di montagna con raccolta manuale, per cui non può essere a basso costo».

Le conseguenze potrebbero ripercuotersi a cascata sulla concorrenza: «Essendo noi price leader, il taglio prezzo causa una compressione deleteria sugli altri marchi, schiacciando il resto della filiera. Il problema è che poi gli altri devono rispondere...». Il presidente precisa che «i listini di Ferrari negli ultimi 30 anni si sono evoluti in linea con l'inflazione: questo è un prodotto che è sempre stato di eccellenza ma con un posizionamento giusto». Se il fenomeno era prevedibile in tempi di crisi, qualche “consolazione” c’è: «Sarà uno dei Natali più difficili, ma il 2014 segnerà un'inversione di tendenza. E poi mi fa piacere che queste bottiglie le bevano i trentini».













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