Umido, plastica o carta: troppi rifiuti ancora nel posto sbagliato 

Il Caso della settimana. Dalle bio-plastiche nell’organico ai giochi nei sacchi blu fino a vestiti e pannoloni nella carta Trentino virtuoso nella differenziata ma la qualità dei conferimenti sta scadendo. Con rischi di aumenti in bolletta 


Luca Petermaier


Trento. Saremmo anche bravi riciclatori di rifiuti in Trentino, con percentuali ai vertici in Italia, ma su quello che mettiamo ogni giorno in sacchetti o bidoni qualche domanda vale la pena di farsela. Perché un conto è la quantità del rifiuto riciclato, un conto è la sua qualità. Vale a dire: che cosa spediamo nei centri di lavorazione dell’umido oppure nelle aziende che smistano plastica o carta e poi la avviano alle rispettive lavorazioni?

Umido e bio-plastiche

Il dubbio, come si dice, “sorge spontaneo” dopo aver ascoltato (Trentino di mercoledì scorso) quanto riferito dai vertici di Bio Energia Trentino e di Eco Center di Bolzano che hanno lanciato l’allarme sulle bio-plastiche, i nuovi prodotti che nascono da materie biodegradabili ma che hanno lunghissimi tempi di compostaggio. Questo vuol dire che se li mettiamo (come sta accadendo sempre più di frequente) nel bidone dell’umido finiamo per creare un danno a chi ricicla e trasforma questo rifiuto, perché il piatto di carta “bio” così come il bicchiere o il contenitore di gelato “ecologico” hanno tempi di decadimento non compatibili con il normale rifiuto umido. Risultato: il massiccio conferimento di questi prodotti nel sacco o bidone dell’organico sta compromettendo la qualità della materia raccolta in tutto il Trentino, passata - dati di Bio Energia - dal 3 al 10% come livello di impurità presenti.

Per non parlare dei sacchetti dei supermercati (con cui in tantissimi avvolgono il sacco di carta dell’organico) o di quelli trasparenti per la frutta e verdura: tutti sì biodegradabili ma non compostabili. Significa che una parte di essi (quelli non separabili dall’umido) “sporcano” il rifiuto destinato al riciclo, mentre quelli divisibili dalla massa vengono inviati all’inceneritore con costi aggiuntivi per il gestore dell’impianto che poi ricadono sui cittadini.

Plastica

Con 40 mila tonnellate all’anno la “Ricicla Trentino” di Lavis è leader nella raccolta di plastica e vetro in Trentino. L’azienda, che fa parte della filiera Conai, separa gli imballaggi in plastica dall’alluminio o dall’acciaio o anche dal vetro, ma esegue una seleziona anche tra gli imballaggi in plastica. Perché dentro i nostri sacchi blu (o nelle campane per quei territori dove si utilizza questo sistema o nei cassonetti) c’è tutto un variegato mondo di materiale che molto spesso non dovrebbe stare lì dentro. «Lì ci dovrebbero stare solo imballaggi in plastica, in acciaio, in alluminio e quelli in tetrapak - spiega Alessandro Cavagna» - responsabile di Ricicla Trentino.

Da zona a zona e da periodo a periodo - spiegano dall’azienda di Lavis - la qualità del rifiuto raccolto è molto variabile. «Nelle zone più turistiche è peggiore, soprattutto nei periodi di alta stagione. La colpa? Della confusione che fanno i turisti che alloggiano nelle seconde case».

L’avvento delle bio-plastiche (piatti e bicchieri e in genere tutti i contenitori e le buste con la scritta “biodegradabile”) sta preoccupando la Ricicla Trentino: «Sono in aumento, ma finora riusciamo a gestirne l’afflusso senza grossi problemi. Sulla filiera alla quale inviarli, però, stiamo aspettando direttive centrali: per ora noi facciamo uscire questi rifiuti dal circuito tradizionale della plastica e li trasferiamo all’incenerimento».

La carta

Brutte notizie (relative) anche per chi si aspettava che almeno nella raccolta della carta la qualità dei rifiuti conferiti fosse al top. E invece no, come spiega Stefano Moser, responsabile acquisti della “Moser Marino e Figli” di Lavis: «La qualità dipende molto dalle zone. A Trento città il rifiuto è quasi perfetto e lo scarto si aggira intorno all’1%. Molto diversa è la situazione nelle valli e nelle zone turistiche in particolare. Giudicarie e Paganella, ad esempio, sono tra i peggiori conferitori di carta, con materiale sporco e impurità che arriva fino al 10% e declassa l’intera qualità della carta che, quindi, viene pagata di meno al conferitore: da 42 euro a 30-35 euro a tonnellata».

Ma è possibile sbagliare la differenziata nella raccolta della carta? Eccome se è possibile. A riguardo Moser ha una vasta casistica di errori da segnalare: «Nei carichi che ci arrivano troviamo indumenti, umido, pannoloni, scarti degli hotel come tovaglie e tovagliette. La situazione è peggiorata ulteriormente dopo che alcune municipalizzate hanno introdotto il metodo del pagamento a singolo svuotamento del residuo. Ciò ha portato molti cittadini a caricare di rifiuti non idonei gli altri cassonetti, come quello della carta, e per noi sono aumentati gli scarti».

La Moser raccoglie ogni anno 90 mila tonnellate di carta. Metà di questa è carta da macero. Nell’ultimo anno - segnala Moser - il settore sta affrontando però una pesante crisi dovuta ai dazi imposti dalla Cina sull’import della carta da macero: «Ci siamo ritrovati sul mercato europeo con un eccesso di materiale. Le cartiere rifiutano la carta e ora il prezzo della materia è crollato del 70%. Il più immediato riflesso è che le aziende municipalizzate raccolgono comunque la carta, ma conferendola ottengono poco o niente. Vanno in perdita e dovranno per forza alzare le tariffe a carico dei cittadini. Le conseguenze sono assai peggiori di quanto si pensi».

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