Tragico volo nel canalone 

Matteo Penasa, 43 anni di Pieve di Bono, precipita da una cascata di ghiaccio e muore



BORGO CHIESE. A dare l’allarme poco dopo le 15 era stato il padre Elio, non vedendolo tornare per pranzo. Matteo Penasa, 43 anni, era partito in mattinata da Pieve di Bono per scalare la cascata di ghiaccio delle Quattro Sorelle, sopra alla Malga Caino di Cimego. Una meta molto nota per gli appassionati che frequentano le montagne della zona.

Il padre ha raggiunto la malga, ieri aperta e affollata di clienti, attorno alle 12, seguito poi dalla moglie e dalla nuora. Lì hanno saputo che Matteo non sarebbe più tornato. Il suo corpo è stato avvistato in un canalone dagli uomini del Soccorso alpino, saliti sull’elicottero per un volo di ricognizione. Il medico rianimatore, calato sul posto con il verricello, è stato costretto a confermare che quel corpo era senza vita: troppo gravi le ferite riportate nella caduta. La salma è stata trasportata alla camera mortuaria dell’ospedale di Tione.

L’agritur Malga Caino, in località al Ponte, è a quota 800 metri. Da lì parte una serie di escursioni verso i monti sulla sinistra orografica del fiume Chiese. «Gli uomini del Soccorso alpino hanno avvistato l’alpinista nel canalone verso le 17», spiegano alla malga. «Le cascate sono proprio sopra di noi, a breve distanza in linea d’aria, e come base l’elicottero ha usato le radure accanto alla malga. Da qui per raggiungerle ci vuole un’ora e mezza percorrendo un sentiero molto stretto e pericoloso».

Sono bastate un paio di rotazioni dell’elicottero per consentire l’avvistamento: il velivolo è tornato alla malga per far salire il medico da portare ai piedi della cascata. Con lui sono stati sbarcati il tecnico di elisoccorso e alcuni soccorritori. Il rianimatore ha constatato il decesso e gli altri uomini della squadra hanno imbragato la salma che è stata issata a bordo del velivolo.

«I familiari, la moglie, la mamma e il papà dell’alpinista erano qui ad aspettare notizie», continuano a spiegare alla malga Caino. Un’attesa fatta di ansia e speranza, che le notizie arrivate di lì a poco hanno spento d’improvviso. Drammaticamente. «Purtroppo l’epilogo si immaginava, perché il medico è stato lì a lungo...», concludono alla malga.

Matteo Penasa lascia la moglie Marina e un figlio di 10 anni. La sua famiglia è originaria della val di Rabbi, ma è molto nota e radicata in valle del Chiese. Lui - come avevano fatto anche il padre e il nonno - lavorava per l’Enel e viveva nella frazione di Villaggio Prosnavalle, dove c’è la centrale elettrica, a un paio di chilometri da Pieve di Bono. Era consigliere comunale e presidente del corpo bandistico locale, che ieri lo ha ricordato con parole commosse su Facebook. Il papà Elio è volontario della Croce Rossa e anche la madre Luigia è attiva nel mondo associazionistico.













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