Stop alla plastica, feste e sagre rischiano di gettare la spugna 

Il Caso della settimana. Pro loco e piccole associazioni faticherebbero a passare alle stoviglie in ceramica e vetro: «Costi esorbitanti e servirebbero aiuti e economici per le spese di lavastoviglie. Non riusciremmo a sopravvivere»


Fabio Peterlongo


Trento. I responsabili del Biodigestore di Cadino hanno lanciato un appello agli organizzatori di feste e sagre: «Non usate i piatti biodegradabili, siamo costretti a gettarli nell’indifferenziato. Utilizzate stoviglie di ceramica, vetro e metallo». Una richiesta impegnativa per le feste più piccole che si troverebbero di fronte a costi significativi. C'è poi un problema di sicurezza; in seguito alla tragedia di Piazza San Carlo a Torino del 2017, l'uso di bicchieri in vetro è stato fortemente limitato. Gli organizzatori trentini dicono di aver già optato per ceramica e vetro e di ricorrere in maniera solo accessoria alla plastica. Tendenza già consolidata nelle feste maggiori come quella della Polenta di Storo o dell'Asparago di Zambana. Ma diversi organizzatori di feste di dimensioni minori, come Ravina e Mattarello, confermano l'allarme: «I costi sono esorbitanti, non assicuriamo la sopravvivenza delle nostre feste».

«Abbiamo necessità di una struttura fissa per cucine e lavatoi. Nei paesi sono già attrezzati, mentre in città siamo in ritardo». Questa è la richiesta di Gabriele Iori, presidente Circolo Le Contrade che organizza "Romagnano in festa" che conta mille ospiti su quattro giorni in una struttura chiusa di 250 metri quadrati con il supporto di 20 volontari. «Da vent'anni usiamo ceramica e vetro perché serviamo vini di qualità ed abbiamo bravi cucinieri le cui preparazioni vanno valorizzate - ha spiegato Iori - Il problema sta nei lavaggi. Fino a qualche anno fa il Comune dava un contributo di 300 euro per le lavastoviglie, ora paghiamo noi». Sulla sicurezza del vetro, Piffer ha rassicurato: «Applichiamo scrupolosamente le regole. Se il questore dovesse chiedere di non usare il vetro passeremmo alla plastica, ma finora non è mai avvenuto».

Situazione più complessa a Mattarello, anche a fronte del grande numero di "coperti". Il presidente Copag Alessandro Nicolli che organizza la festa dei Santi Anzoi, ha lanciato l'allarme: «Siamo schiacciati dalla troppa burocrazia e dai costi insostenibili. Non posso garantire la sopravvivenza della festa di qui a tre anni».

Con 6mila pasti e 12mila bevande, rappresenta una delle feste più grandi nella Val d'Adige. «Usiamo i bicchieri di plastica solo per le bevande piccole, per quelle grandi usiamo materiale non usa e getta. Non riusciamo a sostituire le vaschette in plastica per le patatine fritte, sono le uniche che resistono alle temperature - ha spiegato Nicolli - La festa si svolge in un grande parco e dobbiamo limitare il vetro o andiamo incontro a sanzioni». Nicolli esprime la sua volontà di procedere verso un maggiore uso di ceramica e vetro, ma sottolinea i costi: «Per il lavaggio servirebbero almeno altre 15 persone oltre alle 90 che già collaborano come volontari. Per non parlare delle attrezzature».

Anche Ravina ha avuto i suoi problemi, con la storica "Sgnocolada" che ha dovuto chiudere i battenti proprio per i costi troppo alti. Lo ha spiegato il presidente Pro Loco Corrado Piffer: «Abbiamo usato i piatti biodegradabili, ma costano il 30 per cento in più dei piatti di plastica. E per giunta finiscono nel secco». A Ravina viene organizzata l'annuale festa "Vivi Ravina", dove in quattro giorni vengono servite 2mila persone: «Usiamo già le ceramiche, ma il problema resta. Un tempo le feste servivano a mettere da parte un gruzzoletto, ormai riusciamo solo ad andare in pari tra entrate e uscite».

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