Sorpresa: Cima Tosa non è più la vetta «regina» del Brenta

Dopo anni di confronti le nuove rilevazioni danno il primato a Cima Brenta per pochi metri. Ma il dubbio rimane


di Michele Stinghen


TRENTO. Cima Tosa non è la regina del Brenta, la più alta montagna del gruppo è cima Brenta. Forse lo è stata in passato, quando la cupola ghiacciata era più spessa. Il dato emerge consultando i rilevamenti in 3d con la tecnica lidar. Questo "declassamento", che presto potrebbe costringere a riscrivere guide e mappe, è colpa, un po', del riscaldamento, che ha ridotto la calotta ghiacciata di vetta, ma soprattutto delle tecnologie di misurazione e dei computer, ora più accurate. Ma resta un sensibile margine di incertezza, tale che persino gli esperti alzano le braccia. Non si può dire con certezza assoluta quale sia la vetta più elevata della montagna più cara ai trentini. Lo stesso Christian Casarotto, ricercatore e glaciologo del Muse, sentenzia alla fine: «Non so quale sia la più alta. Il consiglio è di salirle entrambe».

Sembra incredibile di fronte ai moderni mezzi di misurazione, in realtà è proprio in virtù della loro complessità odierna che si crea questa incertezza, di fronte a due montagne praticamente alte uguali. Tutto comincia consultando i rilievi fatti con la tecnica lidar. I dati lidar sono generati da segnali radar inviati da un aereo o da un elicottero; questi rimbalzano sul terreno e permettono di riprodurre in 3 dimensioni il suolo, comprendendo anche le coperture glaciali. Una volta erano meno precisi di oggi, adesso si arriva a delineare al millimetro il terreno, creando una nuvola di punti densissima che, messi assieme, disegnano montagne e valli. L'evoluzione è dipesa, più che dal tipo di "bombardamento" radar, dai computer. Una volta non c'erano macchine capaci di gestire ed elaborare dati così numerosi e complessi: i computer sarebbero andati in tilt. E così oggi, che abbiamo dati millimetrici ed i computer sono capaci di ridisegnare sullo schermo persino le tracce di sentiero, scopriamo che la Tosa è più bassa e il tetto del Brenta sta più a nord.

La trasposizione su mappa sentenzia: Tosa 3136, cima Brenta 3151. Ad una prima analisi la diagnosi di questa notizia sembra facile, guardando le montagne. La Tosa ha una vetta di ghiaccio, la caratteristica calotta che spunta al colmo del canalone Neri, la Cima Brenta è una vetta rocciosa. Ecco, è colpa del riscaldamento globale che ha sciolto la calotta glaciale, fino a ridurre la vetta, giù giu, fino al di sotto la quota della Cima Brenta. Viene perciò da chiedere a Christian Casarotto, glaciologo del Muse, un parere. «Certamente la calotta di Cima Tosa si è ridotta in questi anni, ma non è possibile sia calata di 40 metri. Una riduzione di tale portata, nel periodo compreso tra il 2003 ed il 2013, l'abbiamo misurata al ghiacciaio del Mandrone, a 2600 metri di quota. Sulla Tosa siamo sopra i 3000 metri, una riduzione simile non è giustificabile solo con il riscaldamento».

Piuttosto, la colpa è delle tecnologie. «Abbiamo tantissimi dati cartografici che risalgono a misurazioni vecchie, e che ci portiamo dietro da anni. Alcuni sono stati fatti con il teodolite... Li diamo ormai per scontati ed esatti, ma esatti non sono».

Tosa "sconfitta"? La questione, però, si complica. Si consultano le carte escursionistiche. Alcune danno la "vecchia" quota di 3171 metri, una mappa più recente già reca la notizia: la Tosa declassata a seconda vetta del Brenta, con "soli" 3136. Ma una cartina altrettanto recente dà un dato intermedio, 3161. La Cima Brenta è sempre quotata invece tra i 3150 ed i 3153. «La differenza può essere anche dovuta ad una spazializzazione operata dai cartografi, che hanno elaborato con algoritmi i dati lidar - dice Casarotto - ma anche dal diverso sistema di riferimento». In quest'ultimo caso si tratta il sistema applicato per riportare sul piano l'elissoide terrestre. Può essere che in base a come si riproduce il terreno su una cartina, le cifre cambino. Ma come, sono due montagne vicine, si saprà qual è la più alta, no, chiediamo sconfortati a Casarotto? «Eh no - risponde Casarotto - non è così semplice. Qual è la più alta? Non lo so».













Scuola & Ricerca

In primo piano