«Sofia, vicenda dolorosa che rimane un mistero» 

Il direttore dell’Apss Bordon: «Abbiamo risarcito il danno il prima possibile L’infermiera indagata? Lavora ancora in pediatria, ma con altre mansioni»


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. «La morte della piccola Sofia è una vicenda molto dolorosa anche per noi. Abbiamo fatto molte indagini per capire cosa fosse accaduto, non abbiamo sottovalutato nulla. Non sappiamo cosa possa essere accaduto. C’è un’indagine in corso con una persona indagata e aspettiamo gli esiti».

Il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale Paolo Bordon parla della tragedia che si è portata via la piccola Sofia Zago, strappata a quattro anni ai suoi genitori e al fratellino dalla malaria. Una malattia contratta sicuramente nel reparto di pediatria dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Bordon spiega che l’azienda ha cercato di capire cosa sia successo e nega che ci sia stata distanza. Aggiunge che sono state affidate anche delle consulenze per cercare di valutare le procedure seguite e per capire cose possa essere accaduto.

Direttore, la famiglia della piccola Sofia sostiene di aver sentito distante l’Azienda sanitaria. Cosa risponde?

Ci dispiace molto che la famiglia abbia avuto questa percezione. So che subito dopo la tragedia ci sono stati contatti con il personale di pediatria e che c’è stata una vicinanza anche umana. Poi, è venuto da noi l’avvocato della famiglia e le trattative sono andate avanti con lui. Certo è una situazione molto dolorosa e non si sa mai come affrontarla. C’è stato anche molto riserbo da parte nostra visto quello che era successo. Poi, nel momento in cui è intervenuto l’avvocato i contatti sono stati tenuti con lui.

Sono in corso trattative per il risarcimento?

Le trattative sono chiuse e noi abbiamo risarcito. Abbiamo fatto quello che andava fatto. E’ vero che non è stato stabilito come possa essere accaduto, ma si sa che sicuramente Sofia ha contratto la malaria nel reparto di pediatria del Santa Chiara, quindi ci siamo dati da fare per chiudere il prima possibile il risarcimento. L’assicurazione ha versato la sua quota e l’Azienda sanitaria ha pagato la franchigia prevista dal contratto di assicurazione. Visto che era chiaro quello l’origine era nel nostro ospedale, non c’era alcun dubbio sul fatto che dovessimo risarcire e noi abbiamo fatto quello che andava fatto. Non posso dire quanto per ovvi motivi di riservatezza.

L’infermiera indagata lavora o è stata sospesa?

L’infermiera è al lavoro dal momento che nei suoi confronti non sono stati adottati provvedimenti di alcun tipo da parte della magistratura. Quindi non era ipotizzabile una sospensione da parte nostra. Lavora ancora in pediatria con le mansioni che il primario, la dottoressa Di Palma, ha ritenuto di affidarle.

Mansioni diverse da quelle che svolgeva prima?

Sì. Ma è ancora nel reparto di pediatria.

Voi vi siete fatti un’idea di cosa sia successo?

C’è un’indagine in corso e di questo non parlo. Posso solo dire che abbiamo fatto molte indagini, abbiamo analizzato tutto, anche nei dettagli e abbiamo cercato di non sottovalutare nulla.

La famiglia, comunque, nell’intervista di ieri pubblicata dal Trentino ha detto che le procedure seguite ora devono cambiare.

Proprio per vedere se sono adeguate l’Azienda sanitaria aveva affidato anche una consulenza a un luminare del settore.













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