Sentieri vietati alle mtb, la protesta delle guide 

Imposti 86 nuovi divieti sui percorsi di Trento, Bondone e in valle dei Laghi I biker: «Qui la Sat gioca in casa, ma non è così che si risolve il problema» 


di Ándrea Selva


TRENTO. Sentieri vietati alle mountain bike nei dintorni di Trento, sul Bondone e in Valle dei Laghi e in rete esplode la protesta di guide e biker: «Non è certo con i divieti che si risolveranno i problemi di convivenza tra ciclisti ed escursionisti».

L’ultimo atto è una determinazione del servizio turismo e sport, approvata nel dicembre scorso, che ha ufficializzato 24 percorsi per mountain bike nell’area di competenza dell’Apt di Trento, ma ha anche introdotto 86 divieti che saranno installati sulle montagne che circondano il capoluogo per vietare l’accesso ai ciclisti sui sentieri. A sollevare il caso è stato un biker di Trento, Luca Bortolotti, che ha seguito il lavoro che ha portato alla lista di divieti e che ha voluto esprimere tutto il suo disaccordo: «Basta dare un’occhiata alla lista preparata dalla Provincia per capire che la circolazione delle mountain bike sarà limitata solo alle strade forestali e tagliafuoco, con l’impossibilità di circolare su una serie di percorsi che fanno ormai parte della cultura locale e sono frequentati da ciclisti educati al rispetto di tutti i frequentatori della montagna».

In realtà il provvedimento adottato dalla Provincia per i dintorni di Trento è solo l’ultimo di una lunga serie di provvedimenti relativi a varie zone del territorio provinciale: «Ma a Trento si è adottata una linea particolarmente severa, forse perché in città la Sat gioca in casa» fa notare Davide Aldrighetti, guida di mountain bike della val Rendena, protagonista diretto di altri piani del genere nel Trentino orientale. Anche Aldrighetti guarda con scetticismo e preoccupazione alla pioggia di divieti: «So che c’è un certo imbarazzo nel mondo del turismo perché da una parte si impongono i divieti, ma c’è anche la consapevolezza dell’importanza sempre crescente che il mondo della mountain bike ha per l’offerta turistica, in particolare quella diretta al mondo tedesco». La soluzione? «Cercare di promuovere la convivenza e l’educazione, come fa l’associazione Imba (International mountain bike association) in Italia e a livello internazionale». Proprio l’Imba è stata interessata da Bortolotti (che ne fa parte) perché si occupi del «caso Trento» in vista di un incontro con i vertici provinciali che dovrebbe tenersi la prossima settimana.

Ma come sono stati decisi i divieti? La legge provinciale prevede il coinvolgimento dell’Apt locale, della Sat e di un gruppo di lavoro in cui sono rappresentati i “portatori di interessi”. «Peccato che alla fine siano stati semplicemente recepiti i divieti indicati dalla Sat» si lamentano le guide, che denunciano (come scriviamo nel pezzo qui accanto) anche una serie di problemi di comunicazione.

Di fatto tra i divieti indicati dalla Provincia ci sono quelli relativi ai sentieri che dalle Viote scendono a Garnica, quelli dei sentieri di Calisio e Marzola (escluse naturalmente le strade forestali), ma anche i sentieri che da Vaneze scendono a Sardagna e che dal Sorasass scendono vero la valle dell’Adige (solo per citarne alcuni). Chi li farà rispettare? Secondo la norma il compito è affidato agli uomini della forestale provinciale, ma c’è un interrogativo che è ancora precedente: chi farà installare i cartelli di divieto sul territorio? La Provincia, i Comuni, la Sat? Chiunque sia, i biker annunciano battaglia.

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