l'incidente

Scialpinisti contro il cavo del gatto delle nevi: in fuga

È successo a Madonna di Campiglio. Sono rimasti feriti ma si sono dileguati per evitare conseguenze


di Elena Baiguera Beltrami


MADONNA DI CAMPIGLIO. “Se l’andazzo è questo prima o poi ci scappa il morto e allora sarà tardi per porre rimedio all’irrimediabile”. Il commento amaro è di Francesco Bosco, direttore della società Funivie Madonna di Campiglio, il quale segnala l’ennesimo episodio che coinvolge gli scialpinisti sulle piste da discesa di notte, mentre i mezzi battipista sono in manovra.

Ma cosa è accaduto veramente? Sono le 20.20 di mercoledì scorso, il gatto delle nevi sulla pista diretta di Pradalago a Madonna di Campiglio sta svolgendo il proprio lavoro di battitura, ancorato con un verricello ad una postazione fissa da dove viene srotolato un cavo d’acciaio che permette al mezzo di non prendere velocità in discesa e di non scivolare verso valle. Ad un certo punto l’operatore a bordo del gatto intravede tre piccole luci che scendono a tutta velocità e capisce immediatamente che si tratta di tre alpinisti con i frontalini. Il cavo d’acciaio taglia obliquamente la pista e scendendo in velocità non è visibile. Il gattista terrorizzato per quel che potrebbe accadere, con una manovra repentina tenta di allentare la tensione del cavo per impedire che i tre scialpinisti possano prenderlo in faccia, altro non può fare. I tre avventori infatti vanno a sbattere contro il cavo e cadono tutti e tre rovinosamente a terra, pare senza gravi conseguenze, l’impatto del cavo è avvenuto all’altezza delle cosce e delle ginocchia. Mentre il gattista scende dal mezzo per verificare se qualcuno si è infortunato, i tre si rialzano in fretta e furia, raccolgono le loro cose tra gli improperi dell’operatore del mezzo e si dileguano nel bosco temendo l’arrivo delle forze dell’ordine, le quali farebbero scattare la sanzione.

“I nostri operatori lavorano con l’ansia di possibili incidenti – sottolinea Bosco – e a nulla valgono i cartelli di divieto e le multe. Ribadisco che gli impiantisti non hanno alcun tipo di pregiudizio nei confronti di chi pratica sci alpinismo, ma episodi di questo tipo sono frequenti e chi si avventura in discesa di notte sulle piste in fase di battitura non si rende conto del pericolo. Abbiamo battuto la stradina che va a malga Fevri per gli sci alpinisti, inoltre in zona Grostè c’è la strada forestale che si pratica d’estate, frequentata dagli scialpinisti. C’è la discesa verso Cima Roma in fuori pista. Perché rischiare a tutti costi la vita sulle piste dove di notte lavorano i gatti delle nevi?”.

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