Schianto in A22, a giudizio la mamma 

Monica Lorenzatti dovrà rispondere della morte della figlia e della nipote. E per le lesioni gravissime della sorella gemella



TRENTO. Nel terribile incidente stradale del 27 ottobre 2017 ha perso la figlia e la nipote, mentre la sorella gemella da allora è in coma. Uno strazio per Monica Lorenzatti che ora è stata rinviata a giudizio con l’accusa di omicidio stradale plurimo aggravato e lesioni stradali gravissime. Lei, che ha sofferto e sta soffrendo come pochi, ha scelto la strada del dibattimento perché vuole che sia accertata la verità, che sia un giudice a dire che la tragedia è stata provocata dalla brusca frenata del camionista. Contro la quale lei, che guidava l’auto dietro, nulla ha potuto. L’udienza preliminare si è conclusa con la fissazione dell’udienza per il prossimo settembre e sarà in quella sede che nuovamente sarà ricostruita la dinamica del fatale incidente che strappò alla vita due cuginette, Gioia Virginia Casciani, 9 anni, e Ginevra Barra Bajetto, 17. Pattinatrici, avevano appena terminato le competizione della Coppa Amicizia a Milano e stavano tornando con le madri a casa, a Villarbasse, nel torinese. Monica Lorenzatti, 51 anni era alla guida. Dietro di lei la sorella gemella Graziella. Sul lato destro della Focus, le due cuginette. L’incidente alle 15.11 sulla corsia sud dell’A22, all’altezza di Acquaviva. Secondo la ricostruzione davanti alle macchina delle torinesi c’era un camion che all’improvviso ha decelerato, quasi inchiodato. Secondo l’accurata ricostruzione dei poliziotti della sottosezione autostradale della Stradale, il camionista ha frenato all’improvviso. Dai novanta e più chilometri all’ora, nel giro di un attimo è passato ai sette chilometri all’ora. In un tratto di strada senza cantieri e senza criticità. Un cambiamento che avrebbe colto impreparata Monica Lorenzatti che non avrebbe avuto la possibilità e il tempo di frenare e di evitare il tamponamento mortale. Secondo la difesa della donna (si è affidata all’avvocato Tasin) la decelerazione improvvisa da parte del camionista sarebbe stata determinante per l’evento incidente. E sotto la lente d’ingrandimento è finta anche la barra anticollisione del mezzo pesante. Che c’era ma che - dice la difesa della donna - non sarebbe stata installata nella maniera corretta. Diversa la posizione della procura dopo la perizia tecnica. La procura infatti ha chiesto l’archiviazione della posizione del camionista che, accolta dal gip, sarebbe ora oggetto di reclamo da parte delle altre parti. Per ora l’unica certezza è che Monica finirà a processo accusato di aver provocato per negligenza e imperizia, la morte dalla figlia e della nipote. E per le lesioni (gravissime) riportate dalla sorella gemella che non si è più ripresa dopo quel tragico 27 ottobre 2017.













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