Sardagna, la discarica avanza tra le proteste dei residenti 

L’assemblea. Dibattito acceso, i cittadini si sono presentati con dei cartelli appesi al collo Si partirà ai primi di giugno. Maschio (M5S): «Provincia arrendevole, non è ripristino ambientale»


D. P.


Sardagna. A quanto pare il rilancio del Monte Bondone inizierà con una discarica. Perché se da una parte è iniziata la procedura di presentazione del progetto alla popolazione che fino al 4 giugno, quando si riunirà per decidere sulla sua fattibilità la conferenza dei servizi, potrà inviare le proprie osservazioni, dall’altra parte non c’è nessuna assicurazione che le osservazioni verranno accolte e nemmeno che la realizzazione della discarica possa essere fermata o rimandata. A farlo potrebbe essere solo un intervento della Provincia che si proponga quale acquirente dell’area e che di fatto faccia saltare i piani già concordati. Lunedì sera, in occasione della pubblica assemblea che si è tenuta nella sala dell’oratorio di Sardagna, è stato illustrato il procedimento di Via per la discarica per inerti di proprietà della Sativa, la popolazione è stata chiara: quella riattivazione non la vuole. Hanno protestato silenziosamente con dei cartelli appesi al collo: hanno riproposto la petizione sottoscritta da 500 residenti; hanno chiesto come mai il pericolo di frana sia diventato così incombente se nel 1980 sono state concesse le licenze edilizie per costruire a pochi metri dalla discarica e l’avvocato Giuliano che rappresenta un gruppo di residenti, ha insinuato il sospetto che al posto di rifiuti urbani e speciali non pericolosi, possano arrivare in realtà scorie nere di acciaieria.

Il dibattito è stato acceso, la presentazione del progetto molto tecnica, ma alcuni concetti sono stati chiari. La frana è in movimento seppur condizionato dagli eventi atmosferici e dall’erosione della falda, ma non ci si deve aspettare una caduta massi, quanto un cedimento del terreno. Per questo è necessario ingabbiare l’area, livellarla con i rifiuti per una volumetria passata dai 920mila metri cubi del periodo 1995 – 2011 all’attuale milione e 220 mila per un intervento complessivo che durerà un minimo di quindici anni. A recupero ultimato, Sativa restituirà al Comune 27 mila metri quadrati di area recuperata. Il materiale per essere giudicato idoneo, dovrà passare un doppio esame di caratterizzazione: il primo nella sede del soggetto cedente ed il secondo al momento del conferimento a Maso Visintainer. I dubbi sono davvero tanti. E li ha espressi anche il consigliere Nicola Maschio (Movimento 5 Stelle) in una nota nella quale parla di «permalosità e aggressività davanti alle rimostranze di cittadini esasperati da decenni di gestione di un territorio che definire “ripristino ambientale” grida vendetta. Una cosa è certa: l’assessore Tonina ha detto e specificato che ormai non può più fare nulla se non ascoltare le lamentele senza poter cambiare ciò che ormai è nella sostanza stato deciso dagli altri».

Tornando al progetto, un altro punto saliente è che il percorso della teleferica sarebbe in linea con quello ipotetico della funivia Trento – Bondone col rischio di portare i turisti ad apprezzare l’attività a pieno regime di una discarica. Tuttavia se non ci saranno clamorosi colpi di scena ai primi di giugno il progetto di riattivazione della discarica di Sardagna, prenderà il via. D. P.















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