Salvini: «Da lunedì Trentino senza sinistra» 

Il vicepremier ha chiuso al Muse (senza bagno di folla) una due giorni molto intensa: «Il voto alla Lega mi rafforza in Europa» 


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Niente bagno di folla al Muse per Matteo Salvini. Vuoi per il fatto che il Ministro degli Interni ha prima girato in lungo ed in largo il Trentino, vuoi che per arrivare nel tratto di parco di fronte alla sede dell’Itas, dove è stato allestito il comizio finale, occorreva fare lo slalom tra blocchi e transenne delle forze dell’ordine. Ma insomma il capoluogo non ha garantito quel colpo d’occhio che Salvini ha avuto da Cavalese, a Cles, sino alla Busa. Nelle valli, insomma.

Qualche centinaio di persone in tutto, di fronte ad un tir-palco, attrezzato con maxi schermo sulla falsariga di quello per le premiazioni al Giro d’Italia. In attesa di un pubblico più consistente sono stati fatti intervenire parlamentari della Lega ospiti, venuti sin dalla Calabria. Lui, Matteo Salvini è salito sul palco, introdotto da un gingle in stile il Gladiatore, alle 20.45 parlando (come ha fatto per tutto il giorno) a cavallo tra situazione politica nazionale e locale: «Maurizio Fugatti da lunedì qui ha da correre un bel po’. Siamo in questo parco per non disturbare la città, visto che i centri sociali vanno a fare caos in centro, come è accaduto oggi» ha esordito il vicepremier che, come “divisa” ha indossato per tutto il giorno una felpa che propagandava la lotta contro il cancro.

La giornata trentina, iniziata con una colazione allargata a 200 persone in quel di Cavalese, non è stata facile per Salvini visto che da Roma gli scricchiolii sull’intesa al governo con il M5s sono arrivati sino a qui, fatti rimbalzare dai network televisivi: «Ed ho visto bene la differenza che c’è tra la vita reale, quella dei paesi del Trentino, belli ed operosi e quella virtuale dello Spread, del commissario francese della Ue Moscovici che ci fa la predica ogni giorno, salvo poi scaricarci al confine pulmini carichi di profughi senza nome. Ecco, quella è l’Europa che non ci piace e dunque il voto di voi trentini domenica ha una doppia valenza: quella di liberare questa Provincia dalla sinistra che l’ha sempre governata, dando finalmente la precedenza a chi abita e lavora qui, con merito. Ma poi un voto alla Lega - ha proseguito Salvini - mi dà più forza a Roma, per il governo del cambiamento, ma anche a Bruxelles per fare capire che la gente italiana non né può più di ricevere imposizioni e regole che vanno sempre a beneficio di qualche Paese. Insomma il voto in Trentino è doppiamente importante: è un voto di legittima difesa per il futuro della provincia di Trento e per darmi più forza per andare a Bruxelles la settimana prossima e dire che per l'Italia decidono gli italiani. Sarei felice lunedì di svegliarmi con un Trentino autonomo dalla sinistra», ha aggiunto Salvini.

Il ministro dell’Interno ha parlato anche della questione dell’immigrazione, rifiutando il paragone con i trentini che sono andati a cercare lavoro altrove: «I trentini emigrati nel mondo hanno esportato sudore, sacrificio, fatica, lavoro e rispetto, io mi imbestialisco quando qualcuno a sinistra paragona l'emigrazione dei vostri nonni a quelli che oggi sbarcano con i-Phone, cappellino e telefonini. Nessuno ai nostri nonni pagava colazione, pranzo e cena, 35 euro al giorno».

Da Roma, si diceva, non arrivano bei segnali. Luigi Di Maio ha mostrato sulle agenzie una certa insofferenza sulla due giorni in regione del collega vicepremier: «Bene, legittima, la campagna elettorale, ma qui ci sono temi importanti da affrontare» osservava il Pentastellato. A Mezzocorona era arrivata la replica: «A me del condono non me ne frega un accidente. La Lega è nata per dare lavoro e ridurre le tasse, non per condonare. Quindi i Cinquestelle si accordassero fra di loro e si riparte. A me del condono non me ne frega un accidente». Del voto in Trentino sì.













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