Romeno contesta al Tar il nome “Alta Val di Non”

La giunta ha autorizzato il sindaco Fratton a impugnare la denominazione che Fondo, Malosco e Castelfondo hanno scelto per il nuovo Comune


di Giacomo Eccher


ROMENO. Se non è una dichiarazione di guerra poco ci manca. Queste le prime reazioni alla delibera comparsa ieri all'albo comunale di Romeno in cui la giunta autorizza il sindaco Luca Fattor (che è anche presidente dell'Unione Altanaunia) ad impugnare davanti al Tar di Trento i provvedimenti dei vicini Comuni di Fondo, Malosco e Castelfondo intesi a costituire, con referendum già fissato per il prossimo 18 dicembre, il nuovo Comune Alta Val di Non.

«Tale denominazione crea l’erronea convinzione che tali Comuni siano maggiormente rappresentativi di una comunità territoriale più vasta, con conseguente pregiudizio alle comunità e ai territori dei comuni non aderenti al progetto di fusione ma pur sempre ricadenti nel territorio individuato come Alta Val di Non», scrive la delibera per motivare il ricorso. Nel procedimento sarà coinvolta direttamente la Regione che accogliendo la domanda dei comuni di Castelfondo, Malosco e Fondo ha di fatto avviato il processo di fusione con una denominazione che Romeno ora vuole stoppare. Del ricorso si occuperà l'avvocato Joseph Masè con studio legale in Pinzolo e per l'incarico è stata impegnata la somma presunta di 10.213,84 euro.

A decidere il ricorso è stata la giunta con “solo” tre componenti e l'assenza giustificata di due assessori, Laura Mariot (cultura e turismo) e Marco Zucal (foreste). Concretamente il ricorso punta ad annullare le deliberazioni n.38 del consiglio comunale di Fondo, la n. 20 del consiglio di Malosco e la n. 30 del consiglio di Castelfondo in cui le tre amministrazioni (con distinguo di Castelfondo sulla portata di un eventuale voto referendario negativo che non avrebbe efficacia per gli altri due, ndr) hanno dato parere favorevole in ordine alla fusione del Comune di Fondo con il Comune di Malosco ed alla conseguente istituzione del comune Alta Val di Non con contestuale richiesta alla giunta regionale di avvio della procedura di fusione. L'impugnazione al Tar delle delibere (con l'evidente intenzione di bloccare il referendum di dicembre a Fondo, Castelfondo e Malosco) si innesta, e l'allarga pericolosamente la spaccatura che ormai da tre anni coinvolge i comuni altoanauniesi con da una parte l'Unione Altanaunia (presieduta come detto da Fattor e che comprende i municipi di Romeno, Cavareno, Ronzone, il tiepido Sarnonico e il recalcitrante Malosco, che fa di tutto per andarsene, ndr) e dall'altra il Comune di Fondo.

Fondo, quando nel 2011 era partita l'idea di Unione Altanaunia faceva parte del progetto, ma nell'aprile 2013 se ne era distaccato per divergenze sulla sede fissata a Cavareno. Nel dicembre 2014, per tre voti a Malosco, era fallito il referendum sulla fusione a cinque tra Romeno, Cavareno, Sarnonico, Ronzone e Malosco, ma con il cambio di amministrazione del maggio 2015 Malosco ha di fatto scelto un'altra strada alleandosi con Fondo per costituire (referendum di maggio 2016) il Comune Alta Val di Non assieme a Castelfondo e Ruffré Mendola. Progetto fallito anche questo per soli tra voti a Ruffré, e adesso Fondo e Malosco (con Castelfondo, ma in posizione meno convinta) ci riprovano con un nuovo referendum che per Malosco è il terzo in due anni.













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