Renzo Francescotti «conquista» 4 laghi  per i suoi ottant’anni 

L’impresa ieri fra Canzolino, Madrano, Piazze e Serraia E ai colleghi “anziani” dice: «Non tirate i remi in barca»


di Giannamaria Sanna


TRENTO. Alle 15,30 ha toccato la riva dell’Alberon del lago della Serraia di Piné, con ampie bracciate, un po’ di fiato corto e con tanta voglia di raccontare le peripezie, che a ottant’anni, hanno il sapore di un’ardita avventura. Renzo Francescotti ha festeggiato così, un po’ in anticipo - la data precisa è il ventidue settembre - i suoi primi ottant’anni, nuotando su quattro laghi Canzolino, Madrano, Piazze e Serraia assistito da due cari amici Paolo Vivian e Livio Tasin e supportato da Lorenza Biasetto, direttrice dell’Apt dell’Altopiano di Piné e Cembra. Renzo, non nuovo a queste performance, dichiara di aver nuotato, dai suoi sedici anni, in tantissimi, almeno trenta, laghi del Trentino, ma solo una volta in una piscina, «dove non mi sono trovato affatto bene». «Amo nuotare nel lago perché sono immerso in un ambiente naturale, circondato dai boschi, accompagnato dagli animaletti, folaghe, germani reali e svassi, pochi pesci. Ho iniziato ad attraversare i laghi quando avevo sessant’anni, sempre con un allenamento graduale che durava tre mesi, e senza controlli medici. Da solo seguivo i miei progressi, controllavo i miei battiti e verificavo il mio stato di benessere. La mia è una lucida follia, perché conosco molto bene quello che mi potrebbe succedere in tutte queste traversate, ma la mia preparazione in acqua o con lunghe passeggiate sulle colline, quando il tempo non lo permette, mi porta a essere ottimista e a credere nel successo dell’impresa e, se non dovesse andar bene, beh muoio sulla barricata». Renzo Francescotti, poeta e scrittore è un vero fiume di parole, di ricordi e di piacevoli aneddoti. «Il mio è un atto di ringraziamento verso la vita che mi ha portato a ottant’anni in piena salute, anche se la mia prima parte, fino ai tredici anni, è stata piuttosto malaticcia. Nel mio libro, autobiografico, “Pierino trentino”, racconto i miei primi anni, dove facevo il pendolare fra i vari ospedali. Poi, per fortuna, devo aver dato tutto perché, non ho più conosciuto medici e medicine».

«È anche un atto di cordialità verso la vita, perché ho un carattere sostanzialmente ottimista e il messaggio che voglio lanciare a tutti, soprattutto, agli anziani è: non tirate mai i remi in barca». Un bel brindisi e una ottima sacher, con ottanta - in cifre - candeline hanno concluso la giornata sportiva di Renzo, con tanti amici che lo hanno circondato di tanto affetto e piacevoli battute.













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