l’ex dirigente ricorda l’emergenza del 2002 

Quando Bortolotti ordinò «Aprite quella galleria»

TRENTO. «Aprite le paratoie». Sono passati 16 anni dall’ultima volta che è stato dato quest’ordine dal capo della protezione civile trentina. Ed è successo ancora, ieri, poco prima della mezzanotte....



TRENTO. «Aprite le paratoie». Sono passati 16 anni dall’ultima volta che è stato dato quest’ordine dal capo della protezione civile trentina. Ed è successo ancora, ieri, poco prima della mezzanotte. Con quel comando si alzano le paratoie della galleria Adige-Garda che, in caso di piena, immette l’acqua dell’ Adige nel Lago di Garda. A dare quell’ordine, allora, Claudio Bortolotti. L’operatività dell’accordo siglato a Trento nell’estate del 2002, fra le regioni Trentino, Veneto e Lombardia, per regolare l’uso del canale scolmatore, è stata al centro degli incontri di ieri nella sala operativa dei servizi di piena della Provincia, in via Vannetti. In base a questa convenzione, le chiuse della galleria si devono alzare ai 5 metri di lettura idrometrica al ponte di San Lorenzo, a Trento. Ieri il livello è stato anticipato. «La galleria Adige-Garda è stata realizzata dal Genio Civile, per la sicurezza di Verona. E’ un opera che non riguarda la sicurezza del Trentino, quanto piuttosto la sicurezza del Veneto -spiega Bortolotti- La gestione di quell’opera va sempre fatta di concerto con le realtà che stanno a valle, quelle che vengono presidiate. In un’ottica di bacino unitario, ovviamente, le condizioni per le quali si apre sono quando si prevede un pericolo grave per la città di Verona o comunque per le zone del Veneto. Da Verona fino allo sbocco nel mare, l’Adige non ha più affluenti. È praticamente pensile, per cui tutto il suo bacino si trova nel Trentino, fino alla Valpolicella; dopo la Valpolicella il bacino dell’Adige è costituito dall’alveo, perché non ha più apporti laterali. La messa in sicurezza a valle del Trentino Alto Adige e a monte di Verona, con la galleria Adige-Garda può diventare essenziale per la sicurezza dei territori a valle». Esistono dei protocolli di sicurezza per cui, al verificarsi di determinate soglie (sia di livello dell’acqua nel fiume Adige, sia in termini di previsione di precipitazioni) è possibile, utilizzando modelli matematici, prevedere la piena che ci sarà a valle di determinate soglie. La galleria ha una portata massima di 500 metri cubi al secondo, una portata ragguardevole. Accadde così 20 anni fa, una parte dell’acqua dell’Adige fu dirottata nella galleria. «L’ordine lanciato da Trento, l’apertura delle paratoie, arriva alla sala comando di Mori. Questo dopo che è stata concordata l’apertura della galleria. Si concorda anche la portata da scaricare: 100, 200, 300 metri cubi al secondo. L’ordine viene dato al responsabile della gestione della galleria -spiega ancora Bortolotti- Una paratoia si trova all’imbocco, tra il fiume e l’opera. Può essere aperta totalmente o parzialmente, a seconda della necessità. Il processo dura ore. È un’ opera di sicurezza strategica per il bacino dell’ Adige, il suo utilizzo però ha comportato anche delle polemiche. Non solo detriti e fango che arrivano nel lago. In genere, quando ci sono le piene prolungate, anche il livello del Garda sale (non è questo il caso mi pare). L’apertura della galleria vine quindi vista come un aggravio delle condizioni dei livelli del Garda. Anche con la portata massima della galleria, il lago si alzerebbe di pochi millimetri, data la sua ampiezza». La portata minima dell’ Adige per la città di Trento è tra 2000-2500 metri cubi al secondo, questa è la somma delle tre portate dell’ Adige, dell’ Avisio che viene da Fiemme, Fassa e Cembra e del Noce, che viene dalle valli di Non e di Sole. Dal 2000 la Provincia ha la competenza anche sulle grandi derivazioni idroelettriche, Santa Giustina e Stramentizzo. Servono anche per gestire le onde di piena. (f.q.)















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