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Punto nascita, Cavalese torna a sperare

Acceso (ma proficuo) confronto ieri tra Provincia e popolazione. Mille persone al Palafiemme. Zeni: continuiamo a lavorare


di Luciano Chinetti


CAVALESE. Quanto sia importante per la gente di Fiemme e Fassa avere i servizi ospedalieri efficienti e quanto sia necessario che il punto nascita di Cavalese torni a funzionare è stato testimoniato ieri in maniera inequivocabile dalla presenza di un foltissimo pubblico (mille persone) che ha preso d’assalto il Palafiemme per il dibattito su “Quale futuro per l’ospedale di Fiemme”, organizzato dai comuni di Fiemme e Fassa, dalla Comunità territoriale di Fiemme, dalla Magnifica Comunità e dal Comun General de Fascia.

Un incontro molto vivace e per certi versi spigoloso, condotto dal vice direttore del Trentino Paolo Mantovan, che è riuscito a fare anche un po’ di chiarezza sulle sorti del punto nascita. La prima bella notizia che è uscita dalla relazione dei responsabili della Sanità provinciale è che il punto nascite non è stato cancellato, ma sospeso. Il primo a parlare è stato il coordinatore nazionale del Comitato Percorso nascita del Ministero della salute Gianfranco Jorizzo che ha parlato degli standard di sicurezza portando gli esempi degli equipaggi degli aeroporti e soffermandosi sui compiti specifici di ogni singola figura. Ma alle numerose mamme presenti questo accostamento non è piaciuto più di tanto: loro volevano sentire assicurazioni sul futuro del punto nascita di Cavalese e così hanno incominciato ad inveire e a contestare il ginecologo. Tanto che è dovuto intervenire il sindaco di Cavalese Silvano Welponer per calmare gli animi. «Sono qui anche per accogliere le vostre idee – ha riattaccato Jorizzo - scandendo comunque a chiare lettere che il numero ridotto di parti abbassa la sicurezza».

«Ma perché a Cles, che non raggiunge il numero di 500 parti all’anno, la deroga sul punto nascite è stata accettata e a Cavalese no?», è stata la seconda bordata di contestazione da parte di un cittadino. «La risposta è ovvia - ha aggiunto il contestatore: il bacino di utenza dei voti dei nonesi è maggiore di quelli di Fiemme, Fassa». Jorizzo ha comunque avvertito che anche per Cles il Ministero monitorerà ogni sei mesi il rispetto degli standard di sicurezza.

Ma non sono mancate le contestazioni anche al direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon sul percorso attuato per reperire i pediatri. In sala come ha fatto sapere il presidente dell’Associazione Parto per Fiemme Alessandro Arici era presente anche il pediatra Cristiano Flumini contattato dall’associazione Parto per Fiemme, mentre l’Azienda sanitaria si era fatta sentire una sola volta. Bordon ha fatto sentire la registrazione della telefonata, ma la gente ha riservato applausi solo al pediatra.

C’è stato anche l’intervento della responsabile del servizio di ginecologia di Trento Annunziata Di Palma che ha confermato che sono stati ben 45 i pediatri contattati, ma gran parte vi hanno rinunciato perché mancano gli standard di sicurezza. Sono intervenuti poi i rappresentanti politici: il sindaco di Cavalese Silvano Welponer, il presidente della Comunità di Valle Giovanni Zanon, la Procuradora de Fassa Elena Testor e l’assessora di Cavalese Giuseppina Vanzo. Tutti e 4 hanno insistito sulla necessità di trovare una soluzione a breve per garantire continuità ad un servizio di primaria importanza. E l’assessore Luca Zeni, che alla fine ha ricevuto anche gli applausi del pubblico, ha anche dato ampie assicurazioni che d’ora in poi lavorerà in collaborazione con le altre regioni (Lombardia e Veneto) per riuscire ad avare una deroga specifica dal Ministero per i territori di montagna per trovare dei criteri specifici per le aree disagiate. «O si gioca insieme - ha detto Zeni - o questa partita non la vinceremo mai».













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