Punto d’Incontro, la giunta diserta la festa 

Ieri celebrati i 40 anni. Passerini: «È tornato il disprezzo degli ultimi». Andreatta: «Avete reso Trento una città migliore»


di Paolo Piffer


TRENTO. Da piazza Dante a via Travai non saranno più di dieci minuti a piedi. Neanche una passeggiata domenicale mattutina per il governatore Maurizio Fugatti o l’assessora alle politiche sociali Stefania Segnana, certamente in tutt’altro affaccendati, per partecipare alla festa dei 40 anni dall’istituzione del Punto d’Incontro fondato da don Dante Clauser, scomparso nel 2013. Incontro al quale erano stati invitati e che hanno disertato. Assenza notata. Uno sgarbo. Di pari passo a quello del Consiglio provinciale il cui unico esponente presente è stato Paolo Ghezzi di Futura. Sul tavolo dei relatori, invece, il sindaco Alessandro Andreatta. Un’esperienza, quella del Punto d’Incontro, a sostegno degli ultimi, dei poveri, degli emarginati, dei senza fissa dimora (fino ad oggi ne sono passati circa 16mila 500 tra italiani e stranieri) non solo cittadina ma specchio di una solidarietà, vera, che abbraccia ancora una parte della popolazione provinciale ma che trova poco interesse nei piani alti della politica a trazione leghista. Non ha mancato di farlo notare, pur senza fare nomi, Vincenzo Passerini, che della cooperativa è stato presidente tra il 2013 e il 2016. «Questa politica governativa, sia a livello nazionale che provinciale – ha sottolineato – si vanta di distruggere il sistema di accoglienza, è ritornato il disprezzo per gli ultimi, è un’indecenza, una vergogna inaccettabile. Per fortuna c’è una reazione positiva di persone e associazioni che reagiscono e colmano questo vuoto con senso di giustizia e responsabilità». Il sindaco Alessandro Andreatta ha detto che la cooperativa, oggi presieduta da Graziella Masserdoni e diretta da Milena Berlanda, «è un punto avanzato, vicino alla frontiera quale luogo di incontro delle diversità, un avamposto cittadino. Senza il Punto d’Incontro la città sarebbe meno accogliente, solidale e inclusiva. Cioè peggiore. Il Punto d’Incontro ha reso Trento migliore». In precedenza, il delegato vescovile don Andrea Decarli aveva definito il servizio svolto dalla coop «una piccola perla». Hanno poi preso la parola i presidenti succedutisi alla guida di questa esperienza solidale che da 40 anni offre un pasto caldo, una doccia, un cambio d’abito alla bisogna e percorsi di reinserimento sociale in sinergia con altri servizi del territorio. «Il rischio è che soddisfiamo solo la pancia di chi ha fame – ha sottolineato padre Alberto Remondini – dobbiamo invece avere anche cura del cuore, degli affetti, del focolare. Il Punto d’Incontro deve essere un luogo dove si costruiscono relazioni e si siede a tavola la città, tutte le sue diversità, che sono una ricchezza». Secondo Silvana Sandri «questo luogo deve avere sempre la capacità di accogliere, di essere empatico e compassionevole, preoccupato degli altri. Il mio auspicio è che si possa operare in una società giusta e decente dove, in primo piano, ci sia la dignità umana e non il suo degrado». E’ quindi intervenuto l’ex direttore Piergiorgio Bortolotti: «Le persone passate di qui ci hanno segnato e dato ricchezza. Se siamo cresciuti in umanità è perché abbiamo avuto una relazione con loro. Quando abbiamo iniziato non volevamo cambiare il mondo perché eravamo noi il cambiamento. Una sana inquietudine, quella che aveva don Dante, ci ha sempre diretto per il bene dell’altro tra la ricerca della verità e un salutare conflitto, che fa crescere. Tenendoci per mano».













Scuola & Ricerca

In primo piano