Protonterapia, interventi raddoppiati 

Erano 160 nel 2017, quest’anno si prevede di arrivare a 300. E parte una nuova attività di promozione del reparto



TRENTO. Protonterapia raddoppia: a quattro anni esatti dall’attivazione, il reparto nel 2018 dovrebbe raggiungere i 300 pazienti in cura (nel 2017 furono 160) avvicinandosi all’obiettivo fissato dall’azienda sanitaria di 400-450 pazienti. Il dato è stato comunicato ieri dal direttore generale dell’azienda sanitaria, Paolo Bordon e dal direttore sanitario Claudio Dario, che hanno anche presentato un progetto di collaborazione con il reparto a beneficio dei pazienti più piccoli (ne diamo notizia nel pezzo qui sotto).

All’aumento dei pazienti trattati hanno contribuito anche le convenzioni dell’Azienda sanitaria con una serie di ospedali italiani (tra cui il Bambini Gesù di Roma) specializzati nelle terapie oncologiche pediatriche. «Finora abbiamo avuto in cura circa 110 bambini su un totale di circa 700 pazienti» ha spiegato il responsabile del reparto, Maurizio Amichetti. «Quanto agli esiti - ha aggiunto il primario - abbiamo risultati positivi sulla minore tossicità della protonterapia rispetto alle altre terapie, ma è ancora presto per trarre risultati scientifici sull’efficacia». La minore tossicità è un elemento decisivo nella terapia dei pazienti più giovani che sono particolarmente vulnerabili alle radiazioni.

Il nuovo reparto trentino - unica struttura pubblica italiana - sconta attualmente il disagio (logistico) di essere completamente separato dall’ospedale Santa Chiara, struttura con la quale è necessaria collaborazione nell’ambito delle terapie. Un problema che dovrebbe essere risolto (ma non in tempi brevi) con la realizzazione del nuovo ospedale nell’area di via al Desert, proprio di fronte a Protonterapia.

Intanto, anche sulla base dell’incremento di pazienti registrato nell’ultimo anno, verrà intensificata l’attività di promozione del reparto, a partire dal sito internet che rappresenta una delle interfacce principali del reparto con i pazienti e con i professionisti della sanità.

Per quanto riguarda i costi della terapia, vengono coperti dal sistema sanitario nazionale che ha riconosciuto la Protonterapia nei “livelli essenziali di assistenza”, anche se devono ancora essere definite le tariffe. Nel centro di Trento attualmente vengono curati pazienti provenienti da tutta Italia e dall’estero, ma in seguito all’autorizzazione da parte del sistema sanitario di appartenenza. Oltre a due linee di terapia contro i tumori (si tratta dei cosiddetti “gantry” che ruotano attorno al paziente attorno a 360 gradi indirizzando il fascio di protoni con estrema precisione) al centro di Trento c’è una terza apparecchiatura utilizzata per la ricerca e applicazioni extra-sanitarie.













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