TRIBUNALE

Processo agli anarchici: tensione in città per il presidio di protesta

Erano un’ottantina ieri i compagni dei sette imputati con l’accusa di associazione eversiva



TRENTO. Erano un’ottantina, almeno. E hanno atteso la fine dell’udienza dei loro compagni anarchici per un paio d’ore. Poi hanno anche cercato di avvicinarsi al portone dell’ex carcere, da dove usciva il cellulare con l’unico di loro ancora in carcere, Luca Dolce, detenuto nell’ambito di un altro procedimento. Gli altri anarchici che vennero arrestati con l’operazione «Renata» sono tutti ai domiciliari. Si sono avuti momenti di tensione, ma subito rientrati nella normalità. Lo schieramento delle forze dell’ordine era imponente e erano state prese molte precauzione con tutti i cestini della zona sigillati per evitare che potessero essere messi degli ordigni all’interno. C’erano anche i cani antiesplosivi. Ieri, per la prima udienza del processo con rito abbreviato davanti al giudice Enrico Borrelli, c’erano tutti gli imputati: oltre a Luca Dolce, Andrea Parolari, 45 anni di Trento, Roberto Bottamedi, 28 anni di Trento, Giulio Berdusco, 32 anni domiciliato a Rovereto, Agnese Trentin, 31 anni domiciliata a Bosco di Civezzano, Nicola Briganti, 44 anni originario del Salento, Marie Antonia Sacha Beranek, 34 anni originaria di Taranto.

Agli imputati, accusati di associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico, vengono contestati sei episodi tra cui l'attentato incendiario alla sede della Lega ad Ala, in Trentino, nel corso della campagna elettorale per le elezioni provinciali del 2018, e quello al laboratorio di matematica industriale e crittografia del Dipartimento di Matematica e Fisica dell'Università di Trento.

Il processo riprenderà il 26 novembre. La difesa mira a far cadere quello che si chiama vincolo associativo. La Procura si è riservata di chiedere prove contrarie.













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