Povere donne, paga «rosa» più leggera 

I dati dei Comuni parlano chiaro: negli uffici sono in maggioranza, ma sul fronte degli stipendi sono superate dagli uomini


di Andrea Selva


TRENTO. Povere donne. Mentre in politica sperano in una rappresentanza maggiore rispetto alle ultime provinciali (grazie alle nuove preferenze di genere) sul lavoro cedono il passo ai colleghi maschi: negli uffici sono in maggioranza, ma quando si parla di stipendi si fanno superare dai colleghi uomini.

La prova della differenza di genere arriva dai dati che i Comuni trentini hanno pubblicato, come previsto dalla normativa regionale sugli enti locali, varata proprio per “misurare” le pari opportunità all’interno degli enti locali. Il Comune di Trento, con oltre 1.400 dipendenti, è il principale datore di lavoro tra gli enti locali trentini. Si tratta - spiegano all’ufficio del personale - di una realtà piuttosto virtuosa, con tante donne anche in posizione di vertice, eppure la differenza emerge nettamente dalle statistiche: le donne a palazzo Thun sono il 58 per cento, ma gli stipendi che portano a casa sono pari al 53 per cento. Va (molto) peggio nel Comune di Rovereto dove le donne sono il 65 per cento dei dipendenti, ma portano a casa solo il 55 per cento degli stipendi, mentre gli uomini al contrario siono il 35 per cento ma incassano il 45 per cento degli stipendi.

Naturalmente a parità di condizioni non ci sono differenze di stipendio tra uomini e donne. Il punto è che moltissime donne nella pubblica amministrazione godono di un contratto part-time che hanno chiesto principalmente per conciliare l’attività lavorativa con la famiglia. In Comune a Trento - per citare l’esempio principale - su tutti i contratti part time il 91 per cento sono stati assegnati a donne. E i pochi uomini che hanno chiesto un contratto a tempo parziale lo hanno fatto in genere per motivazioni diverse rispetto ai figli, per lo più per poter svolgere una seconda attività lavorativa, naturalmente consentita dal contratto di lavoro.

Ma le differenze salariali si spiegano anche con il fatto che salendo ai “piani alti” del Comune (dove gli stipendi sono maggiori) si fanno più rare le presenze femminili. Prendiamo ancora una volta Trento, amministrazione virtuosa dove anche la posizione apicale è affidata ad una donna, ma dove i dirigenti sono per lo più maschi: 15 maschi e 9 femmine. Sono un po’ più “rosa” le posizioni di capoufficio, più o meno divise a metà fra donne (30) e uomini (27). Ancora una volta Rovereto ha una situazione più “maschile” con 23 uomini e solo 10 donne a ricoprire le posizioni di vertice e organizzative dell’amministrazione.

Negli altri Comuni si incontrano le situazioni più varie, ma la musica non cambia anche se i numeri molto ridotti delle amministrazioni più piccole rendono l’analisi poco significativa. Curiosa - anche se piuttosto scontata - la distribuzione fra uomini e donne all’interno dei vari servizi. Prendiamo ancora una volta i Comune di Trento dove le percentuali più alte di donne si registrano nei servizi per l’infanzia e le politiche sociali (attorno al 90 per cento) mentre il regno degli uomini è la gestione di strade e parchi e la polizia locale.













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