«Più identità ladina anche in risposta alla globalizzazione»

Le riflessioni di esperti e amministratori a Vigo di Fassa nel contesto della mostra delle opere di Claus Soraperra



VAL DI FASSA. È stata una delle discussioni più interessanti in valle, quella sul tema dell’identità al Museo Ladino di Fassa a Vigo di Fassa. Il contesto? La presentazione della mostra “Identità” di Claus Soraperra, primo appuntamento delle iniziative organizzate per i 40 anni di Istitut Cultural Ladin e che si concluderanno l’ 11 novembre con la Festa del Rengraziament e la presentazione del primo volume del libro “Guant” sul costume tradizionale.

Dopo il saluto del presidente dell’Istitut Cultural Ladin, Antone Pollam, sono intervenuti la procuradora Elena Testor e il direttore dell’Icl, Fabio Chiocchetti. Presente anche l’assessore regionale alla minoranze linguistiche Detomas.

Chiocchetti ha spiegato che per i 40 anni si è voluto soprattutto avviare una riflessione più approfondita sull’identità. E la mostra di Sorapperra, già esposta in Val Gardena a inizio estate, si colloca perfettamente in questo contesto.

Assieme al professore universitario e antropologo Cesare Poppi alla presentazione, Soraperra ha voluto andare più a fondo spiegando a tutti che le sue opere sono soprattutto domande e non risposte. Nel suo ruolo di artista Claus in sala ha così avviato una discussione guidata da domande come queste: Come mai in passato non c’erano così tante bandiere ladine o così tanti nomi con l’aggettivo “ladin” sulle insegne e sui prodotti della valle? A cosa serve il ladino se ci si capisce perfettamente anche in italiano? E ancora, a cosa serve il ladino per il turismo?

Su questi “spunti” dunque il professor Poppi ha cercato di dare delle risposte. Si è parlato di esposizione della bandiera come risposta al pericolo di omologazione della globalizzazione. Si è parlato di crescita interiore, della lingua come distinzione dagli altri, ma anche come profondità di significato, quel significato di alcune espressioni che sono solo legate al luogo in cui nasce una lingua e dunque si è parlato anche della perdita delle lingue minoritarie come perdita di umanità. Riflessioni che potranno essere riprese anche venerdì all’aperitivo culturale. Ma anche ogni martedì alle 17 quando l’artista sarà al Museo per una visita guidata. La mostra è visitabile fino all’11 ottobre (domenica e lunedì chiuso) dalle 15 alle 19; ingresso gratuito. (v.r.)













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