per superare la scienza di oggi servono verità e coraggio

Non so staccare la memoria da Claudio Pacchiarotti. Se n’è andato senza rumore e senza un saluto, come del resto faceva sempre. È giusto che sia così. Che ognuno usi la sua scelta di vivere tra mille...



Non so staccare la memoria da Claudio Pacchiarotti. Se n’è andato senza rumore e senza un saluto, come del resto faceva sempre. È giusto che sia così. Che ognuno usi la sua scelta di vivere tra mille persone di cui conosce le ambasce, le gioie e le vacuità della vita senza discutere con loro le ragioni di niente. È tornato a fare quello che ha sempre fatto. Si è ripiegato su sé stesso e sul mondo senza rendere ragione a nessuno, con una scelta netta, apparentemente semplice. Di fatto la più difficile. Torniamo, pure noi, a occuparci delle nostre cose.

L’università, nella misura in cui sa mantenersi nel solco della ricerca scientifica, tenendo le distanze dalle insidie e dalle attrazioni esteriori (i fringe benefits – o peggio la calamita degli interessi), conduce lontano, negli universi sconosciuti che rivelano misteri e sorprendenti dimensioni. Viviamo in un tempo in cui lo scienziato si confronta con l’inconoscibile e si sente chiamato a ritenere ragionevole l’illogico, a chiedersi se il mondo che credeva di avere sondato e compreso sia invece intessuto di illogicità. È quanto è avvenuto, e avviene tutt’oggi, con la teoria quantistica sviluppatasi a partire dallo scienziato tedesco Max Plank. Lo studio sugli elementi e le energie alle origini della materia, ha rivelato a lui e a molti altri, in successione rapida e per molti aspetti sorprendente, elementi nuovi e con proprietà che grandi fisici cercano di spiegare, spesso trovandosi in disaccordo. Il disaccordo e gli scontri non sono una novità. Con la scuola di Copenhagen per la quale la particella elementare non è una formazione nello spazio e nel tempo ma, in un certo modo, solo un simbolo adottando il quale le leggi naturali assumono una forma particolarmente semplice (Heisenberg) si fa un passo decisivo. La nuova Meccanica Quantistica ha aperto una breccia verso il problema della vita e in altri campi del pensiero umano che si è liberato dalle catene deterministiche della Fisica Classica. Albert Einstein che aveva contribuito alla teoria quantistica, si trovò a obiettare quando i colleghi della quantistica portarono la condizione dell’oggetto osservato dall’osservatore fuori dalla logica legata all’ontologia. “Io non sono incline a pensare che la luna esista solo quando é osservata.” Chiedendo a Niels Bohr se le cose stessero davvero così. Al che, Bohr rispose che la domanda non può avere risposta poiché è posta male, cioè in modo errato. A ben guardare, Einstein con la sua domanda non distingueva la realtà oggettiva delle cose dalla rappresentazione delle stesse in un ragionamento logico formale, epistemologico. Dobbiamo comunque aggiungere che questi ragionamenti logico formali ci portano dentro una modalità di lettura e comprensione del mondo fisico che il metodo di osservazione che usiamo noi non è in grado di osservare e spiegare. È per questa ragione che i quantistici sottopongono a verifica ipotesi che la fisica meccanica tradizionale non formula e ottengono verifiche positive. Cosa vuol dire tutto questo? Che la scienza viene oggi messa duramente alla prova. Essa deve raccogliere con coraggio la stessa sfida della ragione. Usare quest’ultima con i vecchi metodi di ricerca della forma e delle leggi che governano le cose non è più sufficiente, anzi è sbagliato. Abbiamo bisogno di armarci del coraggio della verità, convinti che con la ragione e l’esperienza si può andare lontano dalla scienza d’oggi, mai sapremo sin dove.













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