Patt, Panizza presidente ad honorem 

Le manovre del partito che ha, di fatto, trasmesso i poteri di segretario (in attesa del congresso di gennaio) a Dallapiccola



TRENTO. Hanno scelto una formula meno spettacolare, più sottotraccia, di quella messa in campo dopo il voto del 4 marzo dal Pd e dall’Upt. Niente azzeramento, con il segretario Franco Panizza che resta, nominalmente, al proprio posto: «Se ci fate caso i cda della aziende serie non cambiano mai tutti in una volta» sorride sornione un big del Patt di fronte ad una precisa domanda di chiarimento. Ma prima di rivelare il finale della storia sarà il caso di fare un passo indietro.

Nella riunione della settimana scorsa di cui avevamo dato conto (quella con Panizza in missione a Dubai) i consiglieri ed il presidente Rossi avevano fatto una disanima semi carbonara, ma molto attenta, del voto. Nei confronti della sua gestione del partito si erano levate le voci critiche di Michele Dallapiccola e di Lorenzo Baratter, favorevoli ad un cambiamento di rotta. Nella fronda anche l’assessore di Trento Roberto Stanchina e il sindaco di Aldeno Nicola Fioretti.

Nessuno scossone tellurico: a Dallapiccola, forse l’uomo più vicino al presidente, è stato affidato un ruolo di responsabile dell’immagine del partito, anche attraverso i social, ma soprattutto quello di portavoce, di speaker, del Patt. A Panizza, in procinto di fare ritorno al lavoro in Provincia, qualcuno ha fatto notare la stranezza della scelta. Ma lui, più furbo che ingenuo, ha replicato: «No, non mi sento ridimensionato, anzi mi fanno un piacere a togliermi un po’ di lavoro» ha detto l’ex senatore.

Panizza si trova ora in una sorta di amministrazione controllata, cinturato da Rossi da una parte e dal fidato assessore Dallapiccola dall’altra: «Ma attenzione, abbiamo ancora bisogno di Franco, della sua esperienza. Che cosa potrà fare per il Patt? Panizza potrà essere un ottimo presidente del partito, magari anche ad honorem» ci conferma, con un’impercettibile strizzatina d’occhio, l’autonomista che siede nella stanza dei bottoni delle due stelle alpine.

Anche perché un congresso fissato a quasi un anno distanza e la pretesa di cristallizzare tutto e tutti, paiono pretese anacronistiche, risalenti ai tempi di quel 6-0 vagheggiato (e clamorosamente toppato) dal centrosinistra autonomista prima del voto.

Lo stesso presidente della Provincia ha scelto di anticipare la campagna elettorale, con un’operazione ascolto che ha visto Rossi la settimana scorsa battere la Rotaliana palmo a palmo e, l’altro ieri, ripetere la stessa esperienza on the road nelle sue familiari valli di Non e di Sole.

Dallapiccola è ora chiamato a d un’operazione immagine che, paradossalmente, dovrà riportare indietro il Patt. D ove?A quella identità, a quella fisionomia che negli ultimi anni, dicono i critici, aveva per un verso annacquato nel centrosinistra. E che dall’altro verso si è visto strappato dalla Lega. Ottobre, inteso come voto, è dietro l’angolo. Nessun ribaltone nel Patt. Come nei cda delle ditte più importanti.(g.t.)













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