Otto profughi ospitati dai Cappuccini 

L’esperienza di Casa San Francesco a Spini di Gardolo: «Cerchiamo di dar loro una prospettiva»



TRENTO. È partito già lo scorso gennaio sotto traccia, a fari spenti, il progetto di accoglienza di Casa San Francesco, nato dalla collaborazione tra il Centro Astalli Trento ed i frati Cappuccini che gestiscono la struttura. A più di quattro mesi dal suo inizio, quindi, è stato presentato nella giornata di ieri presso la struttura situata a Spini di Gardolo, in via Ora del Garda: qui, da più di vent’anni ormai, i frati cappuccini ospitano studenti universitari provenienti dall'estero, da Africa ed Asia principalmente. Da gennaio però, come detto, è iniziata la collaborazione con il Centro Astalli di Trento, permettendo ad 8 rifugiati di alloggiare nella struttura e sperimentare il “cohousing” con gli studenti universitari. Un’esperienza positiva, come spiegato nella presentazione di ieri davanti alle autorità ed ai tanti volontari che hanno contribuito al progetto.

“E’ un esperienza che evidenzia due aspetti –ha spiegato il presidente del Centro Astalli Trento Stefano Graiff- in primis quello della prospettiva futura: la questione dei migranti non si esaurisce con il loro arrivo e la prima accoglienza, questo vuol anche essere uno stimolo per ragionare sul dopo, su una società multietnica. Secondo, ma non per importanza, è l’aspetto ecclesiastico, con quattro ordini che collaborano in questo progetto, non solo con l’edificio stesso ma anche con la loro esperienza”. Questa iniziativa rientra infatti nel più ampio progetto “Ordini Religiosi” del centro Astalli, grazie a cui a numerosi migranti viene offerta la cosiddetta “terza accoglienza” in strutture degli ordini dei Cappuccini, a Spini per l’appunto, dei Dehoniani di Villazzano, dei Comboniani di Martignano e dei Gesuiti di Villa Sant’Ignazio.

L’aspetto dell’inserimento dei rifugiati nella società è altrettanto importante: dei sei uomini e due donne accolti a Casa San Francesco, tutti tra i 20 ed i 25 anni, ce ne sono due che stanno vivendo l’esperienza del servizio civile, mentre gli altri si stanno preparando per frequentare l’università oppure stanno frequentando l’ENAIP di Villazzano. “In un momento come questo, in cui è difficile parlare di alcuni argomenti –ha commentato l’assessore Andrea Robol- questa è un’occasione per ricordare a chi, forse, non vuole capire che gli stranieri sono un conto, mentre la delinquenza è un altro. Il mio augurio è che quest’esperienza di cohousing possa diventare un modello per il futuro”. (l.d.d.)













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