Orti e una fattoria sociale a San Biagio

Levico Terme, 35 investitori privati hanno acquistato i terreni sul colle. Già iniziati i lavori di pulizia del bosco


di Franco Zadra


LEVICO TERME. «La verde e incontaminata collina di San Biagio diventerà un polo complementare al Parco Asburgico, prolungando l’asse del centro cittadino, poiché investita da un progetto di Welfare generativo per lo sviluppo del territorio». Questo, in sintesi, l’annuncio della serata informativa nella sala del Consiglio, tenuta da i soci fondatori della società agricola “Colle San Biagio Levico Terme”.

«Un’idea – ha detto la vicesindaca, Laura Fraizingher – che ci è piaciuta subito». «Un progetto simile – dice Paolo Faletti, legale rappresentante della Srl – lo ho realizzato nel perginese, ma mi ci sono voluti otto anni per arrivare a qualche cosa di concreto. Qui a Levico le cose stanno andando molto veloci. Abbiamo acquistato i terreni nel gennaio 2016 grazie allo sforzo congiunto di trentacinque investitori privati, ma siamo aperti ai nuovi soci che si aggiungeranno a breve». Un piccolo pubblico ha potuto conoscere attraverso numerose slide e un filmato, un progetto sorprendente che andrà di diritto, e grazie ai privati, a implementare quello pubblico della Levico del Futuro. Una fattoria sociale organizzata su tre aree principali: l’agricoltura biologica, con l’orticoltura, la piccola zootecnia, piante aromatiche e officinali, frutticoltura e viticoltura con varietà resistenti alle malattie, e un punto vendita di prodotti agricoli biologici, freschi e trasformati; il turismo sostenibile, con il recupero del territorio, un parco con piante ornamentali, la promozione di eventi culturali e sociali, l’espansione della sentieristica e collegamenti con gli altri punti attrattivi di interesse turistico, iniziative formative, e fattoria didattica; l’inclusione sociale, con attività socio assistenziali ed educative, inserimenti lavorativi, promozione del volontariato sociale. «Una realtà – dice ancora Faletti – che non arricchirà nessuno, ma potrà dare lavoro a molti, diventando un luogo di riferimento incontaminato per l’apprendimento di tecniche di coltura e produzione biologica. Già ora, che abbiamo appena cominciato a pulire il bosco, vediamo la potenzialità contagiosa del nostro progetto con tante piccole iniziative che stanno avviandosi». Il colle di San Biagio ha anche un’altra caratteristica che lo rende unico. La presenza di ruderi appartenenti probabilmente a un antico castelliere, capaci di farlo diventare un luogo di aggregazione in cui si organizzeranno eventi e spettacoli culturali all’aperto, mirati e contestualizzati. «Un progetto – conclude Faletti - che trasforma l’azienda agricola in fattoria sociale per offrire al territorio un compendio di azioni agricole-sociali, rimodulando il concetto di assistenza», questo è il futuro.













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