«Ora sei un pezzo di cielo» 

Ieri lo struggente addio a Megalizzi: oltre duemila persone tra lacrime e incredulità


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. «Un pezzo di cielo è sceso in terra e ora vi fa ritorno. Per tutto e per sempre, grazie Antonio». In poche parole, in chiusura della sua omelia per i funerali di Antonio Megalizzi, l’arcivescovo di Trento don Lauro Tisi ha descritto benissimo questo giornalista per vocazione e per passione, anche se purtroppo ancora precario sottopagato dell’informazione, che ha preso il Flixbus da Trento per andare all’appuntamento a Strasburgo con il suo assassino Cherif Chekatt. Un’omelia vibrante davanti a un Duomo gremito. Erano almeno duemila, tra quelle dentro e quelle fuori davanti al maxischermo, le persone che hanno voluto dare l’ultimo saluto ad Antonio. C’erano tante persone comuni, tra le quali anche tanti amici e compagni di corso di Antonio avvolti dalla bandiera europea, e c’erano le cariche istituzionali più alte della Repubblica, e non era mai avvenuto prima a Trento, a partire dal capo dello Stato Sergio Mattarella proseguendo con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Una sfilata di personalità che sottolinea come Antonio sia diventato un simbolo. Il simbolo di una generazione che lotta per farsi spazio e per l’unione e la pace tra i popoli.

Il Duomo era pieno già alle 13 e 30, un’ora prima dell’inizio della cerimonia. Un quarto d’ora prima sono arrivati Conte e Tajani che si sono fermati parecchi istanti davanti alla bara e poi hanno cercato di confortare la famiglia di Antonio, il papà Domenico, la mamma Annamaria, la sorella Federica, la fidanzata Luana e i genitori di lei. Poi è arrivato Mattarella che ha abbracciato con calore il papà e la mamma del giornalista e ci ha parlato fitto fitto tenendoli per mano. Prima dell’inizio c’è stato il tempo per ascoltare l’inno europeo, l’inno alla gioia di Beethoven, e due delle canzoni preferite da Antonio: Angels di Robbie Williams e Fix You dei Coldplay cantate da Mia De Luca, una cantante italo americana, carissima amica del ragazzo che è venuta apposta dagli Stati Uniti. Mentre la voce della cantante risuonava sotto le volte del Duomo, Federica appoggiava la testa sulla spalla di Luana, le due, sorelle nel dolore, si sono sempre cercate, accarezzate e abbracciate durante tutte le esequie. Le letture scelte hanno cercato di dare una risposta alla grande richiesta di senso che sale davanti a una tragedia così assurda e inspiegabile. Dal Cantico dei Cantici: «Perché forte come la morte è l’amore». Dal vangelo secondo Giovanni: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto».

Una tragedia tanto più inspiegabile se si tiene conto che si è portata via un pezzo di cielo: «Una violenza cieca e assurda che ancora una volta ha decapitato una giovane vita, colpito al cuore una famiglia e tramortito una comunità». Il vescovo ha ricordato «le non comuni doti di umanità, intelligenza, simpatia e altruismo», di Antonio e ha dedicato più volte un pensiero alla sua famiglia «in preda a un dolore atroce, ma con il cuore libero dall’odio». Ha parlato delle grandi passioni di Antonio, ma ha anche osservato che «tutto questo non cancella il dramma che avvolge questa morte. Il dolore di Annamaria, Domenico, Federica e Luana toglie il fiato e domanda silenzio». Alla fine i due momenti più commoventi, con i ricordi degli amici del ragazzo, prima Andrea Fioravanti, suo collega a Europhonica, e poi la sua compagna di scuola Federica Romano.

Gli applausi hanno accompagnato l’uscita della bara dalla chiesa. Il presidente Mattarella fuori dal Duomo ha nuovamente abbracciato i genitori e la fidanzata di Antonio e si è ancora fermato davanti al feretro. Poi l’ultimo viaggio con Luana che stringeva tra le braccia la foto di Antonio sorridente che era stata scelta per mettere sopra la bara. Il feretro è stato seguito da centinaia di persone anche al cimitero. Luana, Federica, mamma Annamaria e papà Domenico si sono gettati sulla bara e l’hanno baciata a lungo prima che venisse messa nel loculo. Fuori l’aria era fredda a incorniciare una sera listata a lutto.













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