Operatori sanitari, cambio divisa: stangata da 5 milioni 

Gli effetti della sentenza. La Cassazione ha stabilito che il tempo impiegato per indossare gli abiti è nell’orario di lavoro. L’Azienda sanitaria propone 1000 euro una tantum per gli arretrati


Fabio Peterlongo


Trento Il cambio della divisa per infermieri e operatori sanitari deve essere compreso nell'orario di lavoro. Così la Cassazione ha dato ragione ai sindacati ed ora l'Azienda sanitaria rischia di dover pagare 5 milioni di euro di arretrati. È il primo effetto della recente sentenza che ha messo la parola "fine" ad una controversia che dura dal 2011 e ha riconosciuto il cambio della divisa come parte integrante della prestazione lavorativa, conteggiando 15 minuti al giorno per ciascun lavoratore. L'Azienda provinciale per i servizi sanitari ha offerto ai sindacati un contributo una tantum di 1000 euro a persona per i 4500-5000 lavoratori del comparto sanitario per "sistemare" i contenziosi del passato. I sindacati hanno espresso soddisfazione per l'esito della sentenza, ma il segretario Uil Fpl Sanità Giuseppe Varagone chiede che il tempo destinato al cambio della divisa sia conteggiato nel contratto collettivo in discussione: «È ciò che avviene in altre regioni, il contratto del personale sanitario in Trentino è aperto e va modificato, chiediamo che questi 15 minuti, comprensivi di entrata e uscita, siano inclusi nella nuova formulazione».

Varagone ha sottolineato come il cambio della divisa sia parte integrante della prestazione lavorativa: «È quanto emerge dalla sentenza della Cassazione, che fa notare come indossare una divisa pulita fornita dall'azienda, da riconsegnare la sera per essere lavata (e non portata a casa e lavata privatamente, cosa che comunque non accade, la divisa viene sempre lasciata in ospedale) sia indispensabile per tutte le categorie di lavoratori che operano a contatto con i pazienti».

Ad essere coinvolti in questa estensione d'orario saranno probabilmente gli infermieri, i tecnici di laboratorio, i tecnici di radiologia, gli operatori socio-sanitari e gli autisti del 118. In fase di valutazione è anche la posizione degli operai di Apss (idraulici, ecc) che però non essendo a diretto contatto con i pazienti e non indossando una "divisa" potrebbero essere esclusi dalla misura. La soluzione del pagamento una tantum per chiudere i contenziosi pregressi trova concorde Varagone: «1000 euro per ciascun lavoratore sono una buona base di partenza, ma prima di pronunciarci valuteremo con i legali. L'Apss ha fatto un gesto di buona volontà, anche perché per l'azienda 4000 cause individuali con i lavoratori non sono sostenibili». Sull'inclusione della misura nel futuro contratto, Varagone si dice fiducioso: «C'è carenza di personale sanitario. Non riconoscendo al personale il giusto tempo lavorativo si rischia di perdere dei professionisti».

I sindacati di categoria si riuniranno il 26 agosto prossimo per delineare la piattaforma comune in merito alle richieste da avanzare in sede contrattuale.

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