SANITA'

Operò la moglie in “incognito” il chirurgo è stato condannato

L’uomo ha preso il posto della collega in sala operatoria ma sulle prime carte il suo nome non era stato fatto. Una dimenticanza che è diventata un’accusa di concorso in falso



TRENTO. Cinque mesi e 20 giorni di reclusione (pena sospesa) e l’interdizione dai pubblici uffici per il medesimo periodo. Così ha deciso ieri il giudice in merito al procedimento penale che vedeva un chirurgo accusato di concorso morale in falso.

Sì perché ha operato la moglie in una sala operatoria del Santa Chiara senza l’autorizzazione e comunque senza che il suo nome poi fosse dichiarato immediatamente. Indagata con lui anche un chirurgo trentino che sarà a processo (lei ha scelto la strada del dibattimento mentre il collega era in abbreviato) la settimana scorsa.

Ma cosa è successo? Il medico che ieri è stato condannato, aveva lavorato in passato al Santa Chiara e poi si era trasferito, per lavoro, fuori provincia. Quando la moglie ha avuto la necessità di sottoporsi ad un intervento chirurgico, aveva preferito fare ritorno a Trento. Conosceva bene i colleghi che lavoravano nel reparto, si fidava di loro e aveva deciso che erano le persone giuste per prendersi cura della consorte. Ci sono gli accertamenti, ci sono i controlli e si arriva al giorno dell’intervento. In sala operatoria, oltre al chirurgo trentino (una donna) che è titolare dell’intervento, c’è anche il dottore-marito. Che decide in quel momento - date una serie di circostanze - di intervenire in prima persona. Prende in mano la sala operatoria e conduce lui l’intervento chirurgico. Il risultato è quello atteso. La paziente sta bene, non ci sono conseguenze negative. Tutto perfetto, ma quello scambio di ruolo in sala operatoria diventa noto anche al di fuori delle mura della stanza. E l’Azienda sanitaria fa l’unica cosa possibile per tutelarsi: presenta la querela e lo fa in base a quello che c’è scritto nel registro operatorio. O meglio, in base a quello che non c’è. Nei primi appunti della dottoressa (stimatissima) non ci sarebbe traccia dell’intervento del medico-marito. 













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