Neomamme discriminate: in un anno 100 casi 

Il Consigliere di Parità Corn denuncia: «È un danno anche economico. Ci serve più personale»



TRENTO. Neo-mamme discriminate sul posto di lavoro, un centinaio di donne in un anno si sono rivolte al Consigliere di Parità per chiedere assistenza. E anche la “medicina di genere”, che si occupa della salute delle donne, mostra in Trentino un ritardo preoccupante.

Durante la tavola rotonda “Riequilibrio di genere” moderata dal vicedirettore del “Trentino” Paolo Mantovan martedì a Palazzo Trentini, sono stati toccati anche i temi del lavoro e della salute delle donne. «Il numero delle neo-mamme “mobbizzate” in azienda è in crescita, ma il mio ufficio non ha sufficienti risorse professionali per farvi fronte - ha spiegato Emanuele Corn, Consigliere di Parità - alla Provincia non chiedo più soldi, ma più collaboratori». Corn ha messo in evidenza il danno economico delle discriminazioni di genere: «In un periodo come questo in cui sembra proibito qualsiasi discorso basato sui valori, anche il puro calcolo economico può bastare per considerare la discriminazione delle donne sul lavoro come un lusso che non ci possiamo permettere». Il Consigliere di Parità ha segnalato le iniziative prese: «Collaboriamo con l'Agenzia del Lavoro per far capire come essere una buona lavoratrice non sia in contrasto con l'essere una buona madre, è anzi un valore aggiunto. In molti casi si riesce a giungere ad una soluzione e a recuperare il rapporto di lavoro». Corn ha voluto sottolineare come siano i padri a poter consentire alle compagne una vita professionale e affettiva più serena: «Le donne lavorano in azienda e anche a casa. Fortunatamente le nuove generazioni di padri hanno una sensibilità molto maggiore verso queste esigenze rispetto ai nostri padri».

Simonetta Fedrizzi, presidente della Commissione Pari Opportunità, ha ribadito come anche sul fronte della salute femminile non si stia facendo abbastanza: «Da anni si parla di “medicina di genere”, per orientare maggiormente la ricerca sulle peculiarità della salute femminile. In Trentino non c'è una normativa che la promuova e gli standard clinici sono basati sullo stereotipo del paziente “maschio, bianco, di 70 chili”». Percorsi che superino questa impostazione sarebbero già obbligatori, ha sottolineato Fedrizzi: «Alle donne è riservata solo la cosiddetta “medicina bikini”, che le prende in carico solo sotto il profilo ginecologico e senologico. Ma l'Azienda Sanitaria ha di recente iniziato dei corsi di formazione per i suoi operatori, è una buona notizia».(f.p.)















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