Nell’Adige pesca record: una trota di oltre un metro

L’ha catturata Aldo Martinelli a Chizzola: «Stremato dopo 2 ore di tiro alla fune» Dal 1993 pare essere la trota più grossa catturata in Italia di cui ci sia notizia certa



ALA. La prima notizia è che pesci del genere esistono ancora. E che esistano proprio in Vallagarina non è un caso. La seconda è che Aldo Martinelli dopo anni di tentativi mirati, è riuscito a catturarla. Una storia fatta di avvistamenti, verifiche, studio delle sue abitudini. Niente di casuale, la fortuna non c’entra. Se c’era una persona che meritava di portarla a riva, era lui. E proprio lui ce l’ha fatta. A volte la pesca riesce ad essere più giusta dei mille mondi nei quali ci dibattiamo. E’ bello anche che sia andata così.

Venerdì alle 15 alla foce del torrente Sorne, a Chizzola, si è chiusa con due ore di tiro alla fune una storia di uomini, pesci e fiume che sembra uscita da un libro di Hemingway. La trota più grossa di cui ci sia notizia certa in Italia dal 1993 ad oggi (almeno stando alla ricerca compiuta al volo negli archivi di settore nazionali) è stata tradita da un pesce artificiale snodato, color argento, lungo 20 centimetri. E dalla esperienza di un «cacciatore di record» come Martinelli, capace già l’anno scorso di catturare un pesce di 6 chili ma che in Adige pesca con costanza quasi quotidiana puntando proprio alle catture da record. «Un metro e 5 centimetri, più di 14 chili di peso. Questo è il trofeo di una vita - dice - anche se non è la trota più grossa che mi sia capitato di vedere. Nel 1957 mio padre ne aveva portata a casa una di 18 chili, e me lo ricordo ancora. Lui e la trota sulla bicicletta con la quale andava a lavorare tutte le mattine alla Montecatini. Quella trota l’aveva presa non so come dopo che era rimasta chiusa nelle paratoie del canale. Questa l’ho pescata come si deve».

L’anno scorso, racconta, l’aveva già agganciata due volte, ed entrambe gli era sfuggita. Ma in un anno gli capitava di vederla decine di volte. In caccia a galla, quando lasciava una scia di siluro in mezzo al fiume o nel sottosponda quando inseguiva i cavedani fino a poche spanne d’acqua. Lo scorso dicembre, quando stava deponendo le uova. «L’ultima cacciata l’ho vista proprio venerdì mattina. Alle 15 sono sceso per provare se poteva essere la volta buona. Pescando con una imitazione che si avvicinasse il più possibile ai cavedani che le avevo visto inseguire al mattino».

Ed ha abboccato. In condizioni quasi proibitive, perché le acque alte di queste settimane hanno trasformato quella grande buca, di solito con corrente uniforme e molto lenta, in un fiume vero. «Ogni volta che entrava in corrente - racconta Aldo - non c’era verso di impedirle di prendersi 50 metri di filo: la sua massa rendeva praticamente impossibile trattenerla. Questione di forza, non tanto di attrezzatura. Non vi racconto di finezze tecniche: è stato un tiro alla fune, che mi ha lasciato alla fine con le gambe che tremavano. Non ce la facevo più». Quando alla fine la trota si è arresa ed è arrivata quasi inerte nel sottosponda, un altro pescatore («un ragazzo di Pilcante, non so come si chiama») è entrato in acqua e l’ha trascinata in secca prendendola per una branchia.

Aldo Martinelli ha donato la trota, assolutamente straordinaria, alla Associazione Pescatori Vallagarina. Sarà imbalsamata ed esposta in sede. (l.m)

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