Muse, precarietà e carichi di lavoro le cause di stress

Una trentina di persone all’assemblea indetta dai sindacati La direzione: «La riorganizzazione un esempio per tutti»



TRENTO. Carichi di lavoro elevati, straordinari prolungati, ferie non godute, scarsa chiarezza nell’organizzazione e nella comunicazione interna. Con in più la spada di Damocle di un futuro incerto, per i 121 precari (a fronte degli 86 dipendenti) che operano nella struttura, diventata un simbolo di eccellenza per la città e l’intero Trentino. Queste le principali fonti di stress per i lavoratori del Muse, secondo i sindacalisti di Cgil (Stefano Galvagni), Fenalt (il segretario Maurizio Valentinotti e Paolo Milani) e Cisl (Pierachille Dalledonne), che ieri pomeriggio hanno organizzato un’assemblea in cui il rappresentante interno per la sicurezza ha raccolto gli elementi più critici dalle voci degli stessi operatori, in vista dello svolgimento di un’indagine sullo stress lavoro-correlato.

Una trentina soltanto i partecipanti, secondo i sindacati anche a causa della scarsa pubblicità che l’ente ha dato all’assemblea rispetto a quanto avviene per le iniziative della Uil, grande assente all’incontro di ieri, non ritenuto prioritario. «Il Muse è cresciuto tanto e in fretta», dice Stefano Galvagni, della Cgil Funzione pubblica. «Si lavora molto ed è inevitabile che ci siano fattori di stress, ma questo non significa che ci siano responsabilità dirigenziali. Serve quindi una messa a punto e l’indagine è un buon strumento per aiutare ad apportare i correttivi necessari a migliorare le condizioni di lavoro e l’efficienza del Museo. Una grande attenzione va prestata al problema dei molti precari, ai quali va data una risposta garantendo stabilità al maggior numero di essi». Il timore è che il bando per l’esternalizzazione degli stessi possa essere impugnato (per i vincoli di riassorbimento del personale già in servizio, ritenuti da alcuni contrari alle normative europee), circostanza che nessuno si augura - spiegano i sindacati - ma che non può essere trascurata.

L’indagine era già stata svolta nel 2015 ma ai risultati - è stato osservato - è stata data scarsa diffusione. Ora è partita una nuova istruttoria, dopo che le visite mediche obbligatorie hanno segnalato la presenza di “eventi sentinella” indicatori di stress fra i lavoratori. In settembre è stato costituito un gruppo di lavoro, composto dai responsabili delle risorse umane e del servizio prevenzione e protezione, da un addetto di quest’ultimo, dal medico competente, da un consulente eterno e dal rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Quest’ultimo, sentendo i lavoratori singolarmente o in assemblea, dovrà riportare al tavolo le risposte a 66 quesiti contenuti in un formulario Inail: se più del 25% di esse risulteranno indicative di stress (dopo la valutazione però di tutti i membri del gruppo) l’indagine dovrà essere portata a termine. Su iniziativa autonoma dell’ente sono stati poi promossi dei focus group sulla stessa materia.

La direzione del Muse, in una nota, ricorda che «la valutazione dello stress lavoro correlato a partire dal gennaio 2011 è obbligatoria per ogni contesto lavorativo». Aggiunge che la recente riorganizzazione, con «una nuova definizione dei ruoli e, in tema di gestione, un sistema di condivisione degli obiettivi che permettono una focalizzazione per progetti dell’attività complessa dell’ente», è un processo in fase di completamento ma che «viene già considerato per molti aspetti una “best practice”» tra gli addetti ai lavori. Quanto ai precari, «il processo di costruzione del bando ha visto, proprio sul punto delle tutele per i collaboratori, il coinvolgimento costante di tutte le sigle sindacali».(l.m.)













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