Morì sul lavoro alla X-Lam nei guai i fratelli Paterno 

La Procura contesta ai titolari dell’azienda e al responsabile della prevenzione l’omicidio colposo per non aver valutato bene i rischi derivanti dall’attività



TRENTO. Aveva appena 22 anni, Stefano Colleoni, quando mori, dopo essere stato schiacciato dai pannelli per la costruzione delle case prefabbricate da inviare nelle zone terremotate, il 22 novembre, alla X-Lam di Castelnuovo. Adesso per quella morte la Procura ha chiuso l’inchiesta e si avvia a chiedere il rinvio a giudizio per tre persone, Domiziano e Franco Paterno, il primo titolare dell’azienda e datore di lavoro e il secondo amministratore delegato e dirigente delegato alla sicurezza, oltre al responsabile del servizio di prevenzione rischi dell’azienda Davide Saia. Il pubblico ministero Maria Colpani nei giorni scorsi ha inviato alle difese l’avviso di conclusione delle indagini contestando il reato di omicidio colposo. Siamo ancora in fase preliminare e i tre indagati contestano le accuse. Soprattutto Domiziano Paterno sostiene di non aver avuto ruoli operativi.

A lui il pm contesta di non aver valutato i rischi per la sicurezza dei lavoratori derivanti dall’attività di sollevamento con la gru a ponte dei pannelli in legno, di non aver valutato i rischi derivanti dall’ancoraggio dei pannelli con viti Rothoblaas e con imbragatura. E di conseguenza di non aver previsto alcuna specifica procedura per evitare questi rischi.

La Procura contesta, invece, a Franco Paterno il fatto di non aver messo a disposizione pali di sostegno dei pannelli prefabbricati con dimensioni adeguate a sostenere il peso, inoltre la via pedonale del centro taglio era parzialmente ingombrata da tre pannelli del peso di una tonnellata e mezza costringendo l’operaio di turno a muoversi in uno spazio angusto vicino ai pannelli. Inoltre l’accusa contesta a Franco Paterno di non aver previsto un’adeguata formazione per il giovane operaio morto soprattutto nel prepararlo a individuare i punti di presa dei carichi manovrabili. Infine, sempre a Franco Paterno viene contestato il fatto che avrebbe permesso agli operai di organizzare da soli i turni straordinari notturni senza alcun tipo di vigilanza e senza la presenza del responsabile del primo soccorso. Al responsabile della prevenzione, Saia, infine è contestata la mancata valutazione del rischio connesso alle attività svolte dagli operai di ancoraggio con viti Rothoblaas dei pannelli. Infatti quella tragica sera, i pannelli sollevati dalla gru oscillarono andando a sbattere contro quelli accatastati che caddero andando a schiacciare il povero Stefano che morì poche ore dopo.













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