L’intervista 

«Mobilità, servono scelta politiche forti e coraggiose» 

Le riflessioni dell’ex assessore. Tanti progetti rimasti solo sulla carta e le corsie preferenziali dei bus che non decollano Per Marchesi c’è una parte di maggioranza che pensa solo al consenso


Gianfranco Piccoli


Trento. «Quando decisero di istituire la Ztl in centro storico, le voci che si levarono contro erano le stesse che si sentono oggi. Allora però, a differenza di oggi, ci fu la determinazione per andare avanti e oggi nessuno oserebbe mettere in discussione quella scelta».

Michelangelo Marchesi ha l’esperienza di chi ha avuto per cinque anni, come assessore comunale, la delega alla mobilità e oggi (svestiti i panni di amministratore) anche la leggerezza per dire senza peli sulla lingua ciò che la responsabilità politica riteneva opportuno tacere.

Trento - lo dicono non solo la quotidianità ma anche i numeri - è stretta non solo nella morsa delle auto ma anche in un pantano che, in tema di mobilità, sino ad oggi ha prodotto molti progetti sulla carta (Val, autobus elettrici, treno di superficie, e la più attuale: Nordus) e poche scelte concrete. Per Marchesi c’è soprattutto un problema politico. In agenda c’era un consiglio comunale monotematico, rimandato però in autunno, perché incombono a meno di un anno dalla fine della consiliatura le discussioni sulla variante al Prg e la variazione di bilancio.

Marchesi, perché sulla mobilità non si fanno passi in avanti sostanziali?

Condivido innanzitutto il pensiero espresso dall’assessore Alberto Salizzoni, ovvero che è tempo di agire. Il rischio è di procrastinare all’infinito le decisioni, per due motivi fondamentalmente: la ristrettezza di risorse e il “dibattito permanente” in consiglio e nelle commissione, una sorta di sabbie mobili. Lo dico con profonda tristezza, perché sono un convinto sostenitore dei luoghi della democrazia, che però deve essere confronto ma anche decisione. Qui si continua a mettere in discussione tutto su basi inconsistenti e superficiali dal punto di vista dell’approfondimento.

Maggioranza e minoranze sulle stesso piano?

Il tema della mobilità dovrebbe essere una cartina di tornasole delle differenze tra centrosinistra e centrodestra, anche se in molte città europee la mobilità alternativa è patrimonio di tutti e non di una sola parte politica. Da noi invece la destra è ancora legata a modelli che vogliono favorire la circolazione. La verità è che a Trento, anche quando ero io assessore, ci sono in maggioranza forze politiche e persone che impediscono di prendere decisioni che possono apparire impopolari ma che nel tempo avrebbero ricadute importanti in termini di qualità della vita. È una storia già vista.

Cioè?

Penso a quando si decise di chiudere il centro storico. Oggi le auto in centro farebbero inorridire e andrebbero in conflitto con l’immagine turistica che Trento si è costruita. Eppure allora qualcuno si oppose, sostenendo le stesse cose che si sentono oggi. Ci sono ancora persone che non hanno alcuna sensibilità su questi temi.

Un esempio?

C’è congestione del traffico? “Colpa dei pochi parcheggi vicino al centro”, si sente dire. Ma se andiamo a vedere i dati di riempimento dei parcheggi, si scopre che si riempiono 2,3 o 4 volte all’anno. Non si possono costruire i parcheggi per rispondere ai pochi picchi annuali.

L’assessore Salizzoni ha detto chiaro e tondo che l’unica soluzione percorribile a breve termine (cioè che non comporti costosissimi interventi infrastrutturali) è quella delle corsie preferenziali per i bus. Ma...?

Ma queste comporterebbe togliere posteggi in città. Una scelta che ha bisogno di un consenso molto forte. Anche il sindaco Andreatta ha sempre sposato questo progetto (che tra l’altro non pregiudica interventi più impattanti per il futuro), purtroppo ci sono alcune componenti della maggioranza che non sostengono queste soluzioni.

Davvero le corsie preferenziali sarebbero l’unica strada percorribile secondo lei?

È una delle soluzioni. Trento è una città complicata, sviluppato in lungo da nord a sud e schiacciata da est ad ovet, in mezzo la ferrovia, l’autostrada, il fiume e la tangenziale. Per questo motivo non c’è “la” soluzione, per questo motivo si è cercato di guardare ad ipotesi che sfruttassero all’esistente, come la Trento-Malé e la ferrovia del Brennero. Diciamo che le corsie preferenziali sono una soluzione nel breve-medio termine, ma ha nel consenso politico uno scoglio complicato. Detto questo, è chiaro che servono strategie a lungo termine.

A sentire lei, però, il problema è solo politico.

Oggi si ragiona per slogan e per scelte populiste. Dal punto di vista della mobilità quali vantaggi ha avuto dare l’accesso gratuito ai mezzi pubblici a tutti gli over 70 senza porsi il problema dell’equità del provvedimento? Nessuno. La politica è questa però, basata sul consenso, sugli slogan facili ed emotivi, che parlano alla pancia. Ma un tema come la mobilità richiede conoscenza e approfondimento. E scelte importanti che devono coinvolgere anche l’urbanistica.

Cosa intende?

Le scelte urbanistiche condizionano tantissimo la mobilità. Prendiamo, ad esempio, le Rsa “Angeli Custodi” e di San Bartolomeo. Sono state realizzate in due zone difficilmente accessibili e che hanno richiesto dei collegamenti pubblici ad hoc. Con quelle che costano, sarebbe meglio pagare un taxi a tutti quelli che devono arrivarci. Sarebbe più conveniente.















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