Minacce al pastore amico del lupo: «Qui non torni più» 

Bigolin «massacrato» dalle critiche per le sue dichiarazioni «No all’abbattimento- ribadisce- fa parte dell’ecosistema»



TRENTO. «Mi hanno massacrato». Non parla dei lupi, Patroclo Bigolin, ma degli uomini. Da quando lui, allevatore 45enne di Galliera Veneta in provincia di Padova, ora in Trentino, ha dichiarato di sostenere la diffusione del lupo in montagna, apriti cielo. «Hanno detto di tutto, anche che qui non ero il benvenuto e che, da queste parti, non sarei più tornato». Insulti, male parole, apostrofi più che scortesi. «Non mi aspettavo una reazione del genere- dice il pastore che, dall’ inizio dell’estate è sul Buffaure con i suoi animali- Ma mica mi spavento io, continuo a fare il mio lavoro. In Trentino ci dovevo rimanere ancora uno, due mesi. Ma sa cosa, forse ci resto anche di più, nonostante tutto. Ci resto perché questo è il mio lavoro. La montagna l’ho scelta, così come ho scelto di fare il pastore». Il senso delle sue dichiarazioni a proposito della bellezza di vedere, «se hai fortuna», il lupo in alta quota è tutto qui.

«Dai pastori, dai gestori dei rifugi, dagli impiantisti ho ricevuto tanta solidarietà, anche aiuti concreti. È chi sta seduto in poltrona che mi attacca, chi della vita quassù sa davvero molto poco». Ottocento pecore, il lupo gliene ha anche ammazzata qualcuna. «Ma, cosa vuole, il lupo fa parte dell’ecosistema. E’ un buon segno che ci sia. Chi lo vuole uccidere non capisce, non sa. Ho messo il recinto doppio, con due batterie, come hanno detto i forestali. Basta. Non ho più avuto problemi. Certo, è un lavoro in più, ci devi stare attento agli animali. Non puoi mica lasciarli la e non prendertene cura. È la differenza tra chi fa questo lavoro e chi lo deve fare, pagato da qualche allevatore. Io questa vita l’ho scelta. Davvero, non pensavo di aver sollevato tante polemiche, tante critiche. In fondo però, questo dibattito è anche interessante. No che non mi spaventano le minacce. Figuriamoci se poi, come qualcuno mi ha chiesto, mi sfiora anche solo il pensiero di ritrattare quanto ho dichiarato. Vedere il lupo in montagna è bellissimo. Nessun esemplare dovrebbe essere abbattuto». Così anche quelle parole «in montagna non tornare più», gli scivolano sul cappello di feltro come la bruma della sera. «Vado avanti con il mio lavoro e con le mie convinzioni. La solidarietà dalla gente di montagna trentina è stata incredibile, così come quella di altri, da altre regioni. Pensi che da Pavia mi manderanno anche, in regalo, un cane anti lupo. Il mio è un sogno che si è realizzato sei anni fa. Mio padre era chirurgo, figuriamoci se il figlio poteva fare il pastore. È stato lui ad accompagnarmi in Trentino, ad inizio stagione. Si è commosso di fronte alla bellezza della mia vita. Lo sapete che ricchezza avete qui? Quanti animali, di notte in montagna. No, non lo ho visto il lupo, di recente. Teme l’uomo, se lo vede scappa». E gli animali? «A loro penso io». (f.q.)













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