Mezzolombardo, borgata d'orgoglio

La vocazione per il commercio e quei «vicini-nemici» di Mezzocorona


Luigino Mattei


 TRENTO. Se c'è una realtà urbana che istintivamente ti viene di chiamare Borgata questa è Mezzolombardo. Borgata è come un lenzuolo disteso, suona come un dopopranzo pigramente passato in poltrona. Mezzolombardo è pianura. Cent'anni fa lo si scriveva più correttamente con una sola zeta: Mezolombardo perché «mezo» viene da medium=piana. La piana rotaliana ha due medium: quello lombardo (cioè italiano) distinto da quello tedesco: Mezzocorona cent'anni fa si scriveva infatti Mezotedesco e faceva parte del distretto di Bolzano.  La rivalità tra i due paesi che non potrebbe esser meglio celebrata che con i feroci soprannomi che ancor oggi si scambiano: quelli di Mezzolombardo chiamano «brusacristi» quelli di Mezzocorona e quelli di Mezzocorona chiamano «forcolòti» quelli di Mezzolombardo. Successe che quelli di Mezzocorona per recare ingiuria bruciarono un crocefisso che stava su quello di Mezzolombardo. Quelli di Mezzolombardo li rincorsero con le forche fin sotto casa.  Due caratteri diversi nelle due borgate: versati nel commercio quelli di Mezzolombardo, allo sbocco come sono della opulenta Valle di Non: le più belle vetrine della moda sono qui, ci salgono perfino da Trento. Mentre a Mezzocorona sono rimasti all'economia agricola, esaltata con bravura negli ultimi anni con la «città del vino» che espande il nome fino in America. Di nuovo storpiato, in MezzAcorona stavolta, per ragioni di marketing.  Mezzolombardo ha superato i 7.000 abitanti qualche giorno fa. Mezzocorona è rimasta a 5.200. Nella fascia tra 5 e 10 mila non sono tanti i comuni. Sull'asta dell'Adige, Lavis ne conta 8.700, Ala ne conta 9.000. In questa fascia non rientrano nemmeno tutti i capoluoghi di vallata: Cavalese ne fa solo 4.000 (ne fa più Predazzo con i suoi 4.500), Malé non arriva ai 2.200, Tione non arriva ai 3.700 (Storo ne ha 4.700).  È difficile per chi abita in un agglomerato sotto i cinquemila abitanti sentirsi in una dimensione strutturata in modo adeguato. Avrà la sensazione di essere immerso in una rete relazionale deficitaria. Gli mancherà l'avvocato, la farmacia, il libraio, il teatro. Dovrà andare a scuola da un'altra parte, recarsi in uffici che stanno da un'altra parte, andare dal dentista dallo psicologo dal notaio che stanno da un'altra parte. Avrà amici e parenti che stanno da un'altra parte.  Mezzolombardo ha tutto questo, Mezzocorona no. Un'occasione di primeggiare Mezzocorona l'ebbe quando fu eretta a stazione della ferrovia del Brennero. Mezzolombardo si mise subito alla pari costruendo un tronco ferroviario di 3 chilometri per collegarsi con la linea del Brennero a scartamento normale. La "feratèla" non durò a lungo.  Più importante fu il rettilineo realizzato per incanalare il Noce dalla Rocchetta fino a San Michele. Prima il torrente era causa di cicliche alluvioni. È per questo che Mezzolombardo è nato addossato alla montagna dove d'inverno prende il sole fino a mezzogiorno, poi basta. Il Noce straripava allargandosi in una vasta zona alluvionale. Che alla lunga è stata la fortuna della piana. Perché, come successe per il Nilo, la terra esarata dalle campagne della Valle di Non, una volta prosciugata la palude, risultò essere la migliore terra possibile per il prezioso cultivar Teròldego.  

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