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Maria, il Trentino e i suoi 7 mila «figli»

L’ostetrica dei record (ospite a Sanremo) partì da Cles . Tanti i bimbi nati qui. E sulla chiusura di Cavalese dice: scherziamo?


di Francesca Quattromani


TRENTO. Maria Pollacci è bella da togliere il fiato, con i suoi 93 anni che farà a settembre. Regina dell’ Ariston ha fatto levare il cappello a mezza Italia con la semplicità di chi racconta del proprio lavoro. Ostetrica, ha fatto nascere 7.643 bambini, l’ultimo proprio la sera dopo la notte sanremese. L’emiliana che vive a Pedavena ha fatto nascere il suo primo bambino all’ospedale di Cles, Lorenzo Tramontin che oggi è ingegnere a Milano.

Lo ha poi rivisto?

Lo ho cercato per tutta la vita, volevo andare anche dalla de Filippi poi, due anni fa, lo ho ritrovato. Mi chiama zia. Di tutti bambini che ho fatto nascere forse sì, lui è quello che mi è rimasto più nel cuore. Se penso a Cles, c’è stata quella volta che sono che sono entrata nella gabbia dei leoni, con in braccio il figlio del domatore. Sa, in paese era venuto il circo.

La leonessa si preparava al salto e lei beveva una coppa di champagne...

Mi ci ha messa la mamma del bambino lì dentro. Se una mamma decide che non c’è pericolo il pericolo non c’è. Quelli del circo andarono in tutta la valle a dire che, quella sera, il nuovo nato salutava il pubblico dalla gabbia dei leoni. C’era davvero tanta gente.

Maria, lei è un’ostetrica di montagna, Cosa dice a chi decreta la chiusura degli ospedali di valle con la prepotenza dei numeri?

Ma se fosse vostra figlia, vostra moglie a partorire tra i monti? Vorrei vedervi mentre la caricano che urla su un elicottero o su un’ambulanza. Ma sapete che cosa significa avere un bambino, il male che fa?

Non le manda a dire nemmeno al ministro Lorenzin?

Vorrei vedere te al posto loro.

Maria, che bell’accento emiliano. Lei ha una risata cristallina. Ha messo tutto in valigia quando venne in Trentino?

Erano gli anni 50, avevo 23 anni, i capelli neri, portavo i tacchi e mettevo il rossetto.

Una ragazza di città che arriva nel Trentino di allora, come andò?

«Apriti cielo quando arrivai a Sopramonte. Era il tempo in cui l’Italia la giravo per concorso. Ogni posto che ho avuto lo ho preso tramite concorso. Per un paio di anni ero stata anche a Povo, ma era troppo vicino alla città, lavoravo poco.

Di Povo cosa ricorda?

Mi ricordo tutto. Non era facile. Alla messa della domenica, poi, c’era un prete. Dal pulpito diceva di quelle cose. Non era gentile con i fedeli. Li chiamava orsi... Quello la se era a Modena lo levavan dalle spese.Pensai, ma dove sono capitata? A Sopramonte, per l’appunto, dove in sette mesi non ho fatto nemmeno una puntura. C’era una vecchia levatrice che venne a dirmi, Signorina, io non ho mai portato i tacchi e non mi sono mai messa il rossetto. Ma e alora! le dissi. Alla fine andammo d’accordo. Da quel giorno lavorai. Il rossetto e i tacchi non me li tolsi mica. Anni difficili, quelli di Sopramonte. Il Trentino non è l’ Emilia, com’era duro entrare nel cuore della gente.

Non deve esserlo stato nemmeno entrare nelle case..

C’era tanta neve, negli inverni di montagna. Con la mia borsa prendevo la corriera, andavo a piedi, per visitare le partorienti. Andavo e poi tornavo nei giorni dopo il parto. Bisognava ben guardare che fosse tutto a posto, che madre e figlio stessero bene. Una sera mi recai in una casa di Sopramonte che aveva appena inaugurato una stufa che andava che era un piacere. Vidi i due bimbi, 7 e 9 anni, boccheggiare. Uno smise di respirare. Monossido. Li portai fuori, li rianimai. Salvai loro e tutti noi alla fine. Ricevetti poi anche il telegramma del sindaco, era il 51.

Furono anni felici i 14 passati in Trentino?

Da una casa all’altra, a piedi, in corriera, di notte, di giorno. Sempre. Una volta un medico mi diede un passaggio con la moto. Era notte, nevicava, tanto per cambiare. Uno strappo e volai giù dalla sella mentre quell’altro lì se la parlava da solo. Ad un certo punto se ne accorse e poi rise. Io mica tanto, avevo un male..

Ma a Cles dove viveva?

In ospedale. A Povo era più bello, vivevo a Villa Segantini.

Parti difficili ne avrà visti tanti..

Ho visto tanti bambini nascer deformi, sa ci si sposava tra parenti.

E poi ci fu quella volta del circo. Sempre sola?

No, nel frattempo mi aveva raggiunto mio fratello, Duilio che a Trento ha studiato. Faceva il chirurgo estetico, si era sposato a Romagnano. Era il più giovane di noi. Tre sorelle e lui, che è stato il primo ad andarsene. Ha due figli, Corrado e Cesare. In Trentino ci torno spesso, ho amici, tanti.

Che cosa fa ora?

Beh, sa, ho le mie orchidee, son 35, ed il lavoro. Ora sono tranquilla. I parti li ho il mese prossimo.

Servirebbe in Trentino un’ostetrica di montagna, ora che chiudono i punti nascita.

Sono arrabbiata, ma sti politici cosa pensano. Da Cavalese a Trento con le doglie, ma scherziamo. Vogliono che si facciano bambini e si chiudono gli ospedali. Robe dell’altro mondo.

Lei al telefono risponde sempre, se perde la chiamata richiama. Osterica sempre?

I bambini non aspettano.

La Signora Maria mette a posto la sua borsa, che sia tutto pronto, non si sa mai. Intanto annaffia le sue orchidee.













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