Malga Mezavia, l’Asuc e il Comune ai ferri corti

La struttura del Bondone, un tempo ristoro apprezzato, è chiusa da otto anni Baldessari (Usi Civici): «Accordo mancato per la proprietà di un tratto di strada»


di Sandra Mattei


TRENTO. Sono otto anni che Malga Mezavia è desolatamente abbandonata. E per tutti gli sciatori della montagna di Trento che apprezzano la Gran Pista, ma anche per gli escursionisti che con la bella stagione vorranno passeggiare lungo le pendici del Monte Bondone, quel versante rimane sguarnito di un punto ristoro. E così, vien da chiedersi cosa si attenda per prendere provvedimenti e rivitalizzare quell’angolo di prati e boschi di rara bellezza. Nonostante siano apparsi anche dei cartelli sulla struttura in stato abbandono, che denunciano “come è stata ridotta” la malga, la disputa tra l’Asuc di Baselga del Bondone e il Comune di Trento, partita da lontano, pare destinata a non risolversi a breve termine.

Come si ricorderà, il primo oggetto del contendere è stato il camping storico, contrastato dalla circoscrizione del Bondone e dai residenti, per il quale si è arrivati al suo smantellamento. Fu così che nel 2009 nacque l’Asuc di Baselga del Bondone, con l’obiettivo di riprendere possesso del territorio della comunità e di determinare le scelte più confacenti alla volontà popolare.

Dopo lo smantellamento del camping, che per l’Asuc era una via di mezzo da un rimessaggio ed una baraccopoli, ora il nuovo oggetto del contendere è per l’appunto Malga Mezavia. Riassume così la vicenda Alberto Baldessari, presidente degli Usi civici di Baselga del Bondone su cui la struttura sorge. «Stiamo lavorando da anni per arrivare ad un accordo con il Comune di Trento, sia per la definizione di aspetti catastali, sia per l’utilizzo della strada forestale che porta alla malga, per permettere così la sua riapertura. Purtroppo, ogni volta che sembra si sia vicini al sospirato accordo, interviene un’ulteriore richiesta che blocca tutto».

Baldessari precisa che l’Asuc ha l’obiettivo di salvaguardare il territorio, in un’ottica di preservarlo alla comunità nel suo insieme e afferma ironicamente che forse saranno i nipoti a poter vedere la conclusione del braccio di ferro con il Comune. Precisa: «Voglio chiarire che noi abbiamo scelto una strada diversa da quella dell’Asuc di Vigolo Baselga (in causa con il Comune per il terreno sul quale sorge il centro sportivo gestito dalla Trilacum, ndr.) e il dialogo con l’assessore Italo Gilmozzi c’è sempre stato. Però i tempi dell’amministrazione sono biblici. L’ultima parola riguarda la strada forestale, che nell’ultimo tratto è di nostra proprietà, per la quale il Comune ci ha chiesto di poter usufruire di qualche metro in più per poter fare girare gli spalaneve. Noi abbiamo accettato, ma è arrivata una richiesta successiva di utilizzare altri 200 metri. A quel punto abbiamo risposto che dovremo monetizzare o, per lo meno, permutare con altra proprietà quanto concediamo. La controproposta è del 16 marzo, ma dal Comune tutto tace». Da parte sua l’assessore ai lavori pubblici Gilmozzi, interpellato, assicura: «L’accordo è vicino, chiediamo solo un tratto di strada ulteriore per girare i mezzi spalaneve, nient’altro».

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